11 gennaio 1999, 11 gennaio 2024. Un quarto di secolo senza Fabrizio De André. Venticinque anni insieme a Fabrizio De André, grazie alle sue canzoni e a quelle parole rese immortali dalla capacità di evocare sentimenti, raccontare storie, di denuncia, di attenzione agli ultimi. Il disgusto verso l’intolleranza dell’eccezione. Quella ripugnanza che lo ha mosso in vita e che lo rende tutt’oggi indimenticabile, a 25 anni dalla morte. Quel sentimento che lo ha accomunato ad un altro grande intellettuale del novecento: Pier Paolo Pasolini. Ed oggi, nel triste anniversario dell’addio a Faber, sta per nascere il primo volume che è andato a scandagliare proprio il rapporto tra il cantautore genovese e il poeta e regista nato alle periferia di Bologna. Un rapporto che esula dalla celebre “Una storia sbagliata” che De André scrisse postuma sulla morte di Pasolini. Un volume che prende corpo anche dal ricco patrimonio archivistico del Centro Studi Fabrizio De André di Siena.
“Si tratta di un progetto di studio a cui lavorano insieme e in sinergia il Centro Studi e la Fondazione De André – spiega Marianna Marrucci, docente di Letteratura Italiana Contemporanea all’Università per Stranieri di Siena e ricercatrice del Centro Studi Fabrizio De André -. Un progetto che coinvolge studiosi diversi e di ambiti di studio diversi in molte Università e che intende mettere in luce queste due figure di intellettuali e di artisti che sono centrali nel Novecento italiano. L’obiettivo è quello di mostrare i punti di tangenza, alcuni già emersi in alcuni studi. In particolare lo sguardo critico sulla società e sul presente, l’attenzione per i marginali e per gli ultimi. Ma non solo, c’è anche in comune il lavoro di mediazione tra la letteratura ed altri linguaggi, il cinema nel caso di Pasolini, la canzone nel caso di De André. E questo volume a cui stiamo lavorando vedrà la luce dopo l’estate, in questo anno importante a 25 anni dalla scomparsa di Fabrizio De André”.
Quale è il lascito più importante di queste due figure fondamentali per la cultura del secolo scorso?
“Tra i tanti quello forse più importante e di cui oggi abbiamo più bisogno è l’attenzione per la lotta alle diseguaglianze. Oltre allo sguardo critico, l’essere state voci del dissenso, voci libere. Di questo oggi abbiamo molto bisogno e per questo De André e Pasolini sono due figure da tenere vive tra noi”.
Quali sono le fonti su cui si incentra lo studio?
“I testi delle canzoni, gli scritti, i parlati dei concerti come li definiva De André e l’opera di Pasolini”.
Cosa li accomunava oltre al pensiero critico?
“Nel volume ciascuno lo troverà o lo leggerà secondo quello che vorrà vedere”
Qual’è l’importanza del Centro Studi Fabrizio De André?
“Nasce nel 2004 attorno a un archivio che comprende carte e libri appartenuti a Fabrizio De André e che ora si trovano nella biblioteca umanistica. Credo che sia importante non solo per promuovere gli studi su De André, ma sulla canzone d’autore in relazione alle altre forme artistiche del mondo contemporaneo”.
Quale canzone di Faber è più affine a Pasolini e quale opera di Pasolini più vicina a De André?
“La canzone credo Don Raffaè. L’opera di Pasolini non saprei dire perché credo che avesse un interesse soprattutto per la figura di intellettuale, forse ciò che più sentiva vicino erano gli interventi militanti”.
Sapete già dove presenterete il volume?
“Spero di poterlo presentare a Siena, anche qui, in questa Università e in questa aula a Michela Murgia; un’altra grande figura d’intellettuale del dissenso, libera, esempio anch’essa di sguardo critico”.