L’Università per Stranieri di Siena e l’Anpi unite per celebrare il 25 Aprile, data della Festa della Liberazione che ha segnato la vita democratica del nostro Paese. Iniziativa che ha voluto mettere al centro della discussione il ricordo dei dodici professori universitari che rifiutarono di sottoscrivere la formula di giuramento di fedeltà al regime fascista.
“La nostra Università ha scritto nello statuto che ci ispiriamo ai principi antifascisti della Costituzione – spiega Tomaso Montanari, Rettore dell’Università per Stranieri di Siena – ed ha un valore fondante. È la data madre di ogni liberazione per gli italiani e non solo, è una data importante nel mondo. Abbiamo oggi il presidente nazionale dell’Anpi, abbiamo Alessandra Ginzburg, è figlia di Leone Ginzburg, uno dei docenti che non giurò. Crediamo che l’Università debba continuare a insegnare a dire di no e crediamo che i pericoli per l’Università non vengano dal basso, non vengano dalle studentesse e dagli studenti che manifestano, ma vengono semmai dall’alto, vengono dai governi, vengono da tutti coloro che vogliono controllare le università in tutto il mondo. È la ragione per cui noi non boicottiamo nessuna università perché crediamo che le università, ovunque, siano spazi di libertà assoluta”.
Proprio a questi dodici docenti italiani, che furono onorevoli e capaci di dire no alla dittatura del fascismo, sono intitolate dodici aule dell’Ateneo senese e questa mattina nell’aula magna Virginia Woolf sono stati ricordati uno ad uno insieme all’Associazione nazionale dei partigiani e al suo presidente nazionale Gianfranco Pagliarulo.
“Quest’anno il punto in più è il pericolo di involuzione autoritaria che il nostro Paese corre da diversi punti di vista – commenta il Presidente Nazionale Anpi Gianfranco Pagliarulo -. Basti pensare all’eccessivo e ricorrente uso del manganello nella repressione di qualsiasi manifestazione. Basti pensare ai pericoli per la pace. Basti pensare a provvedimenti molto pericolosi, come il premierato che dà tutto il potere a un uomo solo. A queste cose si aggiunge l’ultimo allarme che è quello della guerra. Ahimè, i fatti di questa mattina ne confermano l’assoluta, l’estrema gravità. Mi riferisco al bombardamento israeliano nella città iraniana di Isfahan, che è un continuum, un susseguirsi in un crescere della tensione internazionale a colpi di azioni belliche che è a dir poco allarmante”.