Nella suggestiva cornice del Palazzo Pubblico di Siena, all’interno dei Magazzini del Sale, è stata inaugurata la seconda mostra del progetto “Ai confini dell’impero. Nuove periferie dell’arte contemporanea”, successiva alla prima inaugurata a Sassari presso i locali della Fondazione di Sardegna.
La mostra, a cura di Beatrice Dotzo, è un’indagine sulla contemporaneità che si sviluppa secondo un paradigma storico sempre valido nel susseguirsi temporale degli eventi. L’allegoria del “Buono e del Cattivo Governo” di Ambrogio Lorenzetti, collocata all’interno del Palazzo Pubblico, nella Sala della Pace, ci riconduce infatti ad una riflessione essenziale: l’azione espressiva, i messaggi, il modus operandi dell’artista, nella sua dimensione storica e sociale, cambiano rapidamente nel tempo ma sono sempre veicolo propositivo per rimettere costantemente in discussione il proprio operato e la percezione sociale nella quale opera.
Quell’allegoria che, nell’anticipare una mentalità “umanista”, segnava nel Trecento le premesse sui rischi per l’oggi e per il domani, assume ancora oggi il sapore di un’evidente modernità. Ciò ha fatto sì che nei ricorsi storici della nostra cultura convivessero passato e presente nelle prospettive di una comunità proiettata verso un prossimo futuro, con l’obiettivo dell’armonia e del buon senso.
A Siena, nella seconda tappa di “Ai confini dell’impero” emerge, attraverso le opere in mostra, la narrazione della dimensione storica di alcuni dei fenomeni che riguardano la contemporaneità in Sardegna, volutamente inserita dentro il contesto della cultura artistica del territorio senese che, costantemente ne rivaluta i contenuti in un abile intreccio tra passato e presente, tradizione e innovazione.
Il progetto dal quale scaturisce la mostra è supportato da una costante relazione con il fare contemporaneo, strutturato da premesse e obiettivi di rinnovamento attraverso una personale visione poetica della produzione formale di ognuno degli artisti in mostra. La documentazione di questa sperimentazione della contemporaneità, registrata dalla critica d’arte che ne documenta le staticità o i balzi in avanti, vive nell’opera degli artisti: Paola Dessy, Giovanna Secchi, Angelino Fiori, Marco Ippolito e Roberto Puzzu.
L’elaborazione di strategie progettuali innovative nei differenti campi espressivi, mediante specifici processi sperimentali intrapresi dagli anni Sessanta, coprono un ampio arco temporale nel quale, la città di Sassari, con il suo Istituto d’Arte, diventa riferimento sinergico nel confronto artistico nazionale.
“Una mostra che unisce ancora una volta i valori della comunità sarda a quelli della nostra città – spiega l’assessore alla Cultura del Comune di Siena Pasquale Colella Albino – ospitare all’interno di Palazzo Pubblico l’espressione più alta dell’arte contemporanea sarda è per noi motivo di grande orgoglio. Protagonisti cinque grandi artisti che bene hanno saputo rappresentare attraverso le loro opere il rinnovamento e la sperimentazione”.