Un investimento forte in cultura. In questi giorni la commissione giudicatrice del Comune di San Gimignano ha concluso i lavori e nominato il promotore della procedura in project financing per il risanamento e la valorizzazione dell’ex convento ed ex carcere di San Domenico. Il raggruppamento temporaneo di imprese vede insieme Opera San Gimignano srl, Opera Laboratori fiorentini Spa, la veneta Sette Genesio Spa e Rtp Paolieri di Firenze.
“Un segnale e un messaggio importante in questo momento di emergenza sanitaria che ha momentaneamente sospeso il settore della cultura – commenta la vice presidente ed assessora della Toscana, Monica Barni – Il fatto che soggetti imprenditoriali abbiano voglia di collegare i propri investimenti anche ad operazioni culturali non può che essere un segnale di speranza”. L’investitore arriva dopo due bandi andati deserti.
Soddisfatto anche il sindaco Andrea Marrucci. “La gara è stata bandita nella scorsa legislatura, frutto di un grande lavoro tecnico e politico degli ultimi anni e oggi registriamo che c’è un soggetto promotore che vuole investire nel nostro centro storico sito Unesco dal 1990. Una bellissima notizia per San Gimignano e per il momento in cui arriva, a conferma che la cultura è viva e resta un valore su cui investire in tempi come questi”. “Si tratta di un progetto – conclude- che coniuga storia, cultura e valorizzazione economica. La sfida resta quella di recuperare il complesso e dargli una nuova vita, da luogo chiuso a luogo aperto, di incontro e conoscenza”.
L’individuazione del promotore arriva nel momento in cui, come reazione alla pandemia del coronavirus, l’Unesco ha lanciato a livello internazionale una campagna a sostegno dell’arte e della cultura.
La bellezza del borgo di San Gimignano è nota in tutto il mondo e il complesso dell’ex carcere e convento, per metà di proprietà della Regione e per l’altra metà del Comune, costituisce il 10 per cento di tutto il tessuto urbano del centro storico e una delle parti più antiche: 13 mila metri quadri, di cui 6.480 edificati. “Si tratta peraltro – aggiunge Barni – del primo bene italiano trasferito dal Demanio agli Enti territoriali nelle more della legge sul federalismo demaniale e del primo caso di attuazione del federalismo demaniale culturale in Italia”.
San Domenico è stato per quattrocento anni un convento, dalla sua edificazione nel quattordicesimo secolo fino al 1787. Poi, dopo molti anni dalla chiusura del monastero ha svolto funzioni di carcere, dal 1833 fino al 1995. Da allora è pressoché inutilizzato. La parte principale sorge all’interno delle mura cittadine, a ridosso di piazza della Cisterna e piazza del Duomo e al termine di via di Castello, nel cuore dunque del borgo: quelli che erano gli alloggi di servizio si estendono invece al di fuori delle mura, dove si trovano anche terreni destinati ad orto.
Ultimate le procedure, individuato il concessionario e sviluppata il progetto esecutivo, una volta terminati i lavori, l’ex carcere si trasformerà da luogo chiuso a luogo aperto con varie funzioni e destinazioni d’uso, con una forte connotazione culturale.