Si è spento all’età di 83 anni Kurt Laurenz Metzler, rinomato artista svizzero noto per aver introdotto la scultura seriale in vetroresina in Europa con la sua iconica serie dei “Nevrotici Metropolitani”. Le sue opere, esposte principalmente in spazi pubblici, lo hanno reso famoso in tutto il mondo, grazie al suo stile espressivo e all’uso pionieristico dei materiali.
Metzler, malato da tempo, è deceduto a causa di un malore mentre stava ancora lavorando a nuove creazioni, fedele alla sua passione per l’arte fino all’ultimo momento.
A Siena lo ricordano i tanti amici conosciuti, tra tutti l’artista Carlo Pizzichini, con il quale era nato un sodalizio fatto di fraterna amicizia e di condivisioni artistiche. La sua accoglienza e simpatia, la generosità, la sua professionalità e lo scambio delle proprie esperienze artistiche, hanno fatto di lui persona amata e rispettata. Memorabile la mostra personale ai Magazzini del Sale nel 1997, dove portò per la prima volta, come intervento urbano, le sue sculture in piazza del Campo ed in piazza del Duomo. Si ricorda inoltre le sue sculture protagoniste nel 1995 di Forme nel Verde a San Quirico d’Orcia, con una mostra personale che vide la partecipazione di numerose figure politiche e culturali come Nilde Iotti e il poeta Mario Luzi.
Il parco di sculture in Toscana Alla fine degli anni 80 nacque in Toscana un movimento noto oggi come Arte Ambientale. Artisti come Niki de Saint Phalle e Daniel Spoerri si trasferirono in questa regione. Nel 1989 Metzler acquistò una casa del XVIII secolo con quattro ettari di terreno a Iesa, nel comune di Monticiano, vicino Siena, dove si trasferì con la sua seconda moglie, Claudia P. Imholz, sposata nel 1983 e dove fondò il suo Parco di Sculture KLM. Aperto al pubblico nel 1997 e riconosciuto come museo pubblico dalla Regione Toscana nel 2012, il parco ospita oggi oltre 70 opere che documentano i diversi periodi creativi dell’artista e il suo approccio innovativo ai materiali Qui crebbero anche i figli Lorenzo Emanuele e Damiano.Nel corso della sua vita, Metzler si è dedicato a esplorare l’essere umano, rappresentandolo con un linguaggio unico, a metà strada tra figurazione e astrazione. Le sue figure, immediatamente riconoscibili, testimoniano una straordinaria capacità di sperimentazione con materiali diversi e una profonda sensibilità artistica.
Una vita tra arte e innovazione
Metzler nacque a San Gallo nel 1941 e dimostrò fin da giovane una propensione per l’arte, nonostante le difficoltà familiari. Dopo aver studiato alla Scuola di Arti Applicate di Zurigo, si formò come scultore in pietra e intraprese un percorso che lo portò a collaborare con figure iconiche come Oliviero Toscani e HR Giger. Un soggiorno a New York negli anni ’60 gli permise di entrare in contatto con la Pop Art, influenzando profondamente il suo stile e l’uso di materiali innovativi.
Durante la sua carriera, Metzler ha organizzato mostre di rilievo, come quella a Milano di fronte alla Stazione Centrale nel 2007 e ad Assisi nel 2008. Una delle sue opere più recenti, “Stella”, è stata realizzata per il Teatro del Silenzio di Andrea Bocelli
Un pioniere dei materiali
Le opere di Metzler si trovano in prestigiose location internazionali, tra cui Zurigo, Singapore, Milano e New York. La sua sperimentazione con materiali come il poliestere, il metallo, l’alluminio e il bronzo ha ridefinito il concetto di scultura contemporanea. Tra le sue creazioni più celebri vi sono i “Motormenschen”, i “Luftmenschen” e i “Lettori di giornali”, che combinano tecnica, intensità espressiva e innovazione.
Kurt Laurenz Metzler lascia un’eredità artistica ineguagliabile, caratterizzata da una continua ricerca e da una visione innovativa della scultura. La sua memoria vivrà attraverso le sue opere e il Parco di Sculture che porta il suo nome.
Lascia la moglie Claudia, i figli Lorenzo Emanuele, Damiano e Charlotte, e la nipote Alexandra.
BIO
Kurt Laurenz Metzler (KLM)
Kurt Laurenz Metzler, noto anche con il monogramma KLM, nacque a San Gallo nel 1941 e trascorse lì gli anni scolastici. Perse il padre all’età di 12 anni e per un certo periodo crebbe con lo zio Florian, pittore ad acquerello. Lo zio influenzò profondamente il giovane Kurt, che già durante gli anni di scuola realizzava idee creative con legno, carta e colla, desiderando diventare scultore. La madre, invece, era piuttosto severa e criticava gli sforzi artistici del ragazzo.
Nel 1958 Metzler si iscrisse alla Scuola di Arti Applicate di Zurigo come decoratore. Qui conobbe altri artisti destinati a fama internazionale, come il fotografo Oliviero Toscani e l’artista HR Giger, con cui rimase amico fino alla morte di Giger nel 2014. Nel 1963 ottenne il diploma di scultore in pietra studiando con Josef Wyss a Tiefenbrunnen.
Dopo un breve periodo di studi a Berlino, si recò per la prima volta negli Stati Uniti, dove visse per un anno a New York con quella che sarebbe diventata sua moglie. Avevano uno studio in Bowery Street, e lì Metzler visitò la Factory di Andy Warhol e fece amicizia con diversi artisti della Pop Art, tra cui Jim Dine, Robert Rauschenberg e Larry Rivers.
A New York scoprì il poliestere come materiale plastico. Non solo era economico, ma permetteva anche di realizzare opere seriali e poteva essere colorato, adattandosi perfettamente al nascente movimento della Pop Art.
Ritorno in Svizzera e nuove sperimentazioni Dopo essere tornato in Svizzera, nel 1966 sposò Alice Eugster e si stabilì a Neuthal, nella Casa Guyer-Zeller. Nel 1968 nacque la figlia Charlotte. Successivamente, Metzler allestì uno studio ad Arzo, nel Ticino, e visse dal 1968 al 1989 nella sua casa di Tremona. In questo periodo imparò l’arte della lavorazione del ferro e realizzò grandi sculture in metallo.
Nel frattempo, compì un secondo lungo soggiorno a New York, dove allestì uno studio e una casa a Tillson, nello Stato di New York, e partecipò a numerose mostre di rilievo. Tornato a Zurigo, visse a Froschaugasse fino al 1989, quando acquistò una casa a Hottingen. Dal 1980 al 1989 lavorò in uno studio a Höngg, Lebristweg, e successivamente, fino al 1999, presso Zollfreilager.
Il parco di sculture in Toscana Alla fine degli anni ’80 nacque in Toscana un movimento noto oggi come Arte Ambientale. Artisti come Niki de Saint Phalle e Daniel Spoerri si trasferirono in questa regione. Nel 1989 Metzler acquistò una casa del XVIII secolo con quattro ettari di terreno a Iesa, vicino Siena, dove si trasferì con la sua seconda moglie, Claudia P. Imholz, sposata nel 1983. Qui crebbero anche i figli Lorenzo Emanuele e Damiano.
Dopo aver restaurato la casa, Metzler iniziò a costruire il Parco di Sculture, oltre a mantenere un atelier a Zurigo. Il Parco fu aperto al pubblico nel 1997 e nel 2012 venne riconosciuto come museo pubblico dalla Regione Toscana. Oggi il parco ospita oltre 70 opere dell’artista, documentando la sua pionieristica sperimentazione con materiali diversi.
Le opere Le sculture di Metzler popolano spazi pubblici e privati in tutto il mondo. Secondo il figlio Lorenzo, le figure dai lunghi arti, il petto largo e la testa piccola riflettono una visione infantile, segnata dalla perdita prematura del padre. Tra le opere più rilevanti:
- Zurigo: Bucheggplatz, Ulmbergtunnel, ZSC Stadion Swisslife Arena, Grand Hotel Dolder, e altre.
- Internazionale: New York, Los Angeles, Singapore (Capital Tower, ION, Changi Airport), Siena, Milano, Assisi, Pontedera, Pisa e molti altri luoghi.
Tecniche e materiali Metzler iniziò con la pietra, per poi passare al poliestere negli anni ’60, creando opere colorate e seriali. Tornato in Svizzera, si dedicò al metallo, apprendendo la lavorazione del ferro e passando successivamente ad alluminio e bronzo. Negli anni ’70 integrò componenti meccaniche nelle sue sculture, creando i “Motormenschen”. Tra le serie più note vi sono anche i “Nevrotici Metropolitani “, i “Luftmenschen” e i “Lettori di giornali”.
Citazione dell’artista
“Oggi l’arte è un esperimento, tutto è permesso. Da un lato è positivo, poiché libertà e casualità sono essenziali per me. Tuttavia, questa libertà consente anche la diffusione di opere prive di ricerca, sia a livello concettuale, tecnico o estetico. Cerco intensità, sia nel mio lavoro che in quello dei miei colleghi.”