“Se il 2021 sarà ricordato come l’anno del salvataggio del Monte non lo sappiamo. Quel che sappiamo, però, è che Mario Draghi, nella conferenza di fine anno, ha detto una cosa importante: il quadro è cambiato, e le risorse che lo Stato mette in MPS non possono essere considerati aiuti di Stato”. Esordisce così la nota dell’Associazione Confronti sul Monte dei Paschi di Siena.
“Una posizione netta di chi, da presidente della BCE, aveva direttamente seguito l’accordo Padoan. Accordo figlio di un contesto che il Covid ha spazzato via. Come è scritto a chiare lettere nelle parole del Presidente del Consiglio” si prosegue.
Ancora Confronti: “Dunque, da qui dobbiamo ripartire. Dalla certezza che il futuro di MPS si organizza su regole nuove, post Pandemia. Rifiutando, ovviamente, spezzatini o acquisizioni che pregiudichino l’autonomia dell’istituto. Ma anche quelle idee balzane di un Monte ‘banchina’ regionale, accarezzate anche dal presidente della Regione Toscana. E che Bini Smaghi aveva opportunamente liquidato come strutturalmente non sostenibili.
Non bastano però le ultime trimestrali col segno più a garantire la prosecuzione di un’esperienza autonoma di primo piano. Per una banca protagonista nel mercato nazionale del credito alle famiglie e alle imprese ci vuole l’impegno concreto dell’azionista. Attraverso una ricapitalizzazione che dia prospettive di medio periodo. Almeno per la durata del PNRR. Alla cui attuazione una banca come il Monte può fare molto comodo. O forse è proprio questo quello che si vuole evitare?”.