“L’autonomia differenziata non mette in discussione l’unitarietà del diritto alla salute, ma rappresenta un potenziamento della facoltà delle Regioni di modulare la propria organizzazione dei servizi sanitari nel rispetto dei LEA (livelli essenziali di assistenza)”.
Lo ha detto il Ministro della Salute, Orazio Schillaci rispondendo ad un’interrogazione del Pd oggi al Question time alla Camera. Ma per l’ex ministra della Salute Rosy Bindi, nota per le sue battaglie a favore della sanità pubblica e presidente onorario dell’Associazione Salute Diritto Fondamentale, l’autonomia differenziata darebbe il colpo di grazia alla sanità pubblica.
“Per quanto dicano di no i grandi promotori della legge, il residuo fiscale, la compartecipazione alle entrate di ciascuna regione, finirà per mantenere all’interno delle Regioni con più gettito una parte che prima era destinata al fondo di perequazione nazionale – sottolinea Bindi – sicuramente ci saranno meno risorse da distribuire sapendo che già della forte disuguaglianza dei livelli di assistenza minimi”.
Ancora Bindi: “Si chiedono poi competenze a livello regionale per risolvere problemi nazionali, perchè risolverli in Veneto e non in Toscana? La carenza di personale è un problema di tutti. E ancora più grave è l’autonomia nella creazione della seconda gamba di finanziamento, assicurazioni e fondi assicurativi e integrativi, significa smantellare un sistema universalistico, si torna a quello delle mutue” aggiunge.
Dura la posizione del rettore dell’Università per stranieri Tomaso Montanari durante l’iniziativa. “Mette fine al concetto di solidarietà nazionale – evidenzia Montanari – la regola per cui si è tutti legati allo stesso debito. La si vuole rompere, è la secessione dei ricchi. All’interno delle materie che andrebbero andare nelle Regioni, ci sono il patrimonio culturale e l’università, se ciò dovesse passare l’Italia non sarebbe più come tale, avremmo sepolto la costituzione, Cavour, Mazzini e Garibaldi”.
Presente alla tavola rotonda anche Rossano Rossi, Segretario Generale della CGIL Toscana, anche lui critico. “Già ci sono ingiustizie e disuguaglianze da territorio in territorio, che gridano vendetta, l’aspettativa di vita cambia in base a dove si nasce” tuona.