Si è alzato il sipario sulla XV edizione de I Colori del Libro di bagno Vignoni, la kermesse letteraria che ospita ogni anno tantissimi tra gli scrittori più celebri del momento nel bellissimo borgo della Val d’Orcia. Un inizio davvero con il botto quello di ieri sera, merito della presenza di Sigfrido Ranucci, il giornalista di inchiesta più famoso d’Italia e autore della trasmissione di Rai 3 Report. In veste di scrittore il giornalista ha presentato il suo libro dal titolo “La Scelta”.
“Si tratta di un libro che io credo che sia un atto d’amore nei confronti della resilienza quotidiana, che si impiega per mantenere alta la libertà di stampa – racconta Sigfrido Ranucci il suo ultimo lavoro -. Noi stiamo vivendo un momento particolare, siamo quella che presumiamo essere la culla della civiltà: l’Europa che però, dimentichiamo spesso, ha avuto in questi ultimi anni cinque giornalisti uccisi perché stavano indagando sui rapporti tra la politica, la criminalità organizzata e la corruzione. E a distanza di anni non sono stati ancora trovati i colpevoli e questo è un fatto gravissimo. Abbiamo 270 giornalisti che sono sotto tutela per il lavoro che fanno, 22 sotto scorta. Inoltre stanno per essere approvate, e in parte sono state anche già approvate, delle leggi liberticide, delle leggi che ci porteranno verso una sorta di oblio di Stato che riguardano l’impossibilità di fare i nomi quando ci si trova di fronte a delle ordinanze di custodia cautelare. il carcere per i giornalisti che divulgano notizie non lecitamente raccolte. Negli Stati Uniti consorzi come C.J. sono stati premiati con il Pulitzer, mentre qui in Italia rischierebbero il carcere. Poi la tempesta perfetta secondo me potrebbe avvenire da gennaio 2025, con l’introduzione della Legge Cartabia sul meccanismo delle procedibilità che rende possibile, agli imputati che escono in maniera tombale dal processo, di rendersi invisibile alla collettività perché gli si dà la possibilità di rendersi anonimi. E questo io credo che sia un indirizzarsi verso l’oblio di Stato”.
Proprio il giornalista romano ha fatto del suo mestiere una vera e propria missione per la libertà d’informazione troppo spesso minata dalla mala politica o da forti interessi di qualcuno. Anche per questo Ranucci, dopo oltre 30 anni di lavoro duro con Report speso dietro le carte giudiziarie, ha deciso di raccontare parte delle sue avventure giornalistiche all’interno della sua “Scelta”.
“È stata un’esperienza fantastica, un mondo che non conoscevo, una grande passione – continua il giornalista, autore di Report -. Ho trovato grande desiderio di approfondire le notizie, grande desiderio di libertà di stampa e soprattutto ho trovato una grande volontà di trovare un pastore maremmano. Cioè la figura di una persona che possa indicare una strada in un momento di grande difficoltà. Penso che il giornalismo sia anche questo: il giornalismo d’inchiesta, il giornalismo coraggioso che deve trasformare la necessità in un atto di coraggio e deve indicare la strada giusta per uscire dal momento di difficoltà”.