Banca Mps ha chiuso i primi nove mesi dell’anno con un utile netto di 929 milioni di euro, a fronte di una perdita di 334 milioni nello stesso periodo del 2022. L’utile del terzo trimestre si è attestato a 310 milioni, al di sopra dei 238 milioni attesi dagli analisti.
“I risultati dei primi nove mesi confermano una forte crescita della redditività e la continua capacità di generare capitale in maniera sostenibile”, afferma Mps, sottolineando come il ritorno sul capitale tangibile (rote) nel 2023 sia stato pari al 15,1% e la ritrovata redditività sia stata accompagnata da un “ulteriore rafforzamento” del Cet 1 fully loaded, salito al 16,7%, in crescita di oltre 80 punti base trimestre su trimestre I ricavi sono saliti del 22,9% a 2,8 miliardi, spinti dal balzo del margine di interesse (+62,7% a 1.687,9 milioni) mentre le commissioni sono scese del 6,5% a 986,6 milioni. In contrazione del 15,2%, a 1.357,8 milioni, i costi operativi e del 4,1%, a 307 milioni, le rettifiche su crediti. Il risultato operativo lordo risulta così più che raddoppiato a 1.446 milioni, di cui 509 milioni nel terzo trimestre, mentre il cost-income scende al 48%, in ulteriore riduzione rispetto al semestre e ben oltre l’obiettivo di piano al 2026. La raccolta commerciale totale, diretta e indiretta, cresce anche nel terzo trimestre grazie all’incremento dei volumi dei depositi, con una dinamica globale da inizio anno del +2,9%. Il costo del rischio nei nove mesi si attesta a 52 punti base, con un terzo trimestre sui livelli dei precedenti, in linea con la guidance per il 2023. Lo stock di crediti deteriorati lordi pro forma si mantiene stabile nel trimestre a 3,4 miliardi, con una percentuale lorda di deteriorati pro forma al 4,1% (4,2% a fine 2022) e un dato netto pro forma al 2,2% (2,2% a fine 2022). Il tasso di copertura complessiva pro forma dei crediti deteriorati è pari al 49,1%, in crescita di 100 punti base rispetto a fine 2022.
Inoltre Mps non pagherà la tassa sugli extraprofitti mettendo a riserva un importo non inferiore a 312,7 milioni di euro, pari a 2,5 volta l’ammontare dell’imposta.
E a seguito della sentenza della Corte di Cassazione, che ha assolto gli ex vertici Giuseppe Mussari e Antonio Vigni nel processo sui derivati, Mps ha declassato da “possibile” a “remoto” il rischio relativo ad alcuni procedimenti legali e richieste stragiudiziali. Di conseguenza, si legge in una nota, l’ammontare complessivo di contenzioso e richieste stragiudiziali per le informazioni finanziarie diffuse nel periodo 2008-2015 si è ridotto da 4,1 a 2,9 miliardi. Inoltre tutte le pretese stragiudiziali notificate alla banca successivamente al 29 aprile 2018, in coerenza con quanto statuito dalla Cassazione, “sono da considerarsi prescritte”.