Il rapporto della Guardia di Finanza: Bankitalia sapeva del maxi esborso di Mps per acquisire Antonveneta
L’articolo pubblicato dal Corriere Fiorentino a firma Daniele Magrini aggiunge un altro tassello importante alla vicenda Mps: il rapporto della Guardia di Finanza stabiliste che “La Banca d’Italia, anteriormente al rilascio dell’autorizzazione a Banca Monte dei Paschi per l’acquisizione di Banca Antonveneta del 17 marzo 2008, era a conoscenza di notizie e informazioni certe relative al debito di oltre 7 miliardi di euro gravante sulla Banca acquisenda. Tale elemento non ha costituito elemento ostativo al rilascio dell’autorizzazione”.
Spiega Daniele Magrini nel suo articolo:
“Il «peccato originale». Così viene definito l’acquisto di Banca Antonveneta da parte del Monte dei Paschi. Un affare-capestro, costato complessivamente oltre 17 miliardi alla banca senese, che è alla base — insieme ai 27 miliardi di Npl, non performing loans, quelli che vengono comunemente chiamati crediti deteriorati — del naufragio della banca, e della impellente necessità di salvataggio da parte dello Stato, intervenuto con il decreto del Governo Gentiloni. Nove miliardi fu il prezzo pagato a Santander da Mps, ai quali vanno aggiunti altri 7,9 miliardi che il Monte dovette saldare per il debito di Antonveneta con gli olandesi di Abn Amro.
Il rapporto del Nucleo Speciale Polizia Valutaria della Guardia di Finanza
Sulle modalità dell’autorizzazione di Bankitalia a Mps per l’acquisto di Antonveneta, è pendente un procedimento giudiziario presso la Procura di Roma. E adesso emerge anche un rapporto del Nucleo Speciale Polizia Valutaria della Guardia di Finanza. Il documento, trasmesso al sostituto procuratore Giancarlo Cirielli, che aveva ordinato le indagini sulla base di un esposto dell’avvocato Paolo Emilio Falaschi, è del 17 agosto 2015. E conclude così: «La Banca d’Italia, anteriormente al rilascio dell’autorizzazione a Banca Monte dei Paschi per l’acquisizione di Banca Antonveneta del 17 marzo 2008, era a conoscenza di notizie e informazioni certe relative al debito di oltre 7 miliardi di euro gravante sulla Banca acquisenda. Tale elemento non ha costituito elemento ostativo al rilascio dell’autorizzazione».
La firma del via libera all’acquisizione
La firma del via libera all’acquisizione è dell’allora Governatore di Bankitalia, Mario Draghi. L’autorizzazione è relativa ad un acquisto per «soli» 9 miliardi — e il conseguente aumento di capitale per 6 miliardi — senza fare riferimento alla somma di 7,9 miliardi che Mps dovrà accollarsi in aggiunta. Eppure il debito di Antonveneta con Abn Amro non poteva non essere conosciuto a Palazzo Koch. Ne fa riferimento il rapporto conclusivo dell’ispezione di Bankitalia, effettuata in Antonveneta dal 6 luglio al 14 dicembre 2006, con «giudizio prevalentemente sfavorevole». Nel documento conclusivo dell’ispezione, il 9 marzo 2007 — un anno prima dell’autorizzazione all’acquisto — gli ispettori di Bankitalia scrivono su Antonveneta: «Sostanzialmente adeguati sono apparsi i profili patrimoniali e di liquidità anche per effetto del sostegno assicurato dalla capogruppo Abn Amro».
L’esposto dell’avvocato Falaschi
Perché non ne fu tenuto conto, prima del rilascio dell’autorizzazione all’acquisto, è uno dei quesiti dell’esposto presentato dall’avvocato Paolo Emilio Falaschi. Quanto costava quel «sostegno» di Abn Amro, è descritto dal prospetto informativo di Banca Mps del 28 aprile 2008, in cui si legge: «Il prezzo pattuito per l’acquisizione (9 miliardi, ndr) sarà corrisposto da BMPS a Abn Amro cassa. Inoltre Banca Antonveneta presenta alla data del 1 aprile 2008 un passivo di circa euro 7,9 miliardi, finanziata dalla controllante Abn Amro, che a seguito del closing dell’acquisizione sarà finanziato dal Gruppo Mps». È il secondo campanello d’allarme — dopo il documento degli ispettori del 9 marzo 2007 — che Banca d’Italia e Consob lasciano squillare senza bloccare l’acquisto di Antonveneta. Che era stato formalmente autorizzato da Bankitalia, quaranta giorni prima la diffusione del Prospetto della banca senese, ma che a quella data — il 28 aprile 2008 — non era stato perfezionato con il pagamento. La prima rata sostenuta da Mps per l’acquisto è infatti del 30 maggio 2008.
L’interrogatorio di Anna Maria Tarantola
Ma c’è di più. La Procura di Siena il 28 settembre 2012 interroga Anna Maria Tarantola, responsabile nel 2007-2008 dell’Area Vigilanza di Banca d’Italia con ruolo di coordinamento dei vari servizi, anche sull’attività della vigilanza sugli enti creditizi. In quell’interrogatorio Tarantola riferisce di un incontro avvenuto il 22 novembre 2007 con i vertici del Monte dei Paschi: «Il problema della liquidità era dovuto alla circostanza — riferisce Tarantola ai magistrati senesi — che vi erano linee di credito di Abn Amro per circa 7,5 miliardi di euro e Mps avrebbe dovuto subentrare in tali linee». Siamo quattro mesi prima l’autorizzazione di Banca d’Italia per l’acquisto da 9 miliardi.
Gli sviluppi
Quattro giorni dopo, il 26 novembre, sempre del 2007, si svolge una riunione in Banca d’Italia, nell’ufficio del Governatore Mario Draghi. Ci sono i vertici di Mps, Giuseppe Mussari e Antonio Vigni , Draghi e Tarantola. Ne da notizia, nell’interrogatorio ai magistrati senesi, la stessa Anna Maria Tarantola, che conclude così la sua deposizione: «Ci raccomandammo con i vertici senesi di fare per bene l’acquisizione». Non è dato sapere se in quell’occasione si parlò di quei 7,9 miliardi che Mps avrebbe dovuto aggiungere ai 9 miliardi per l’acquisizione di Antonveneta. Su tutto questo il sostituto procuratore Gianfranco Cirielli ha chiesto l’archiviazione in merito alle eventuali responsabilità di Banca d’Italia e Consob. Il Gip, dottor Damizia, dopo l’udienza che si è svolta il 13 ottobre, si è riservato di decidere. Negli ultimi giorni del 2016 l’avvocato Paolo Emilio Falaschi ha inviato una richiesta di sollecito di questo pronunciamento”.