Fumata grigia al tavolo ministeriale tra i vertici aziendali di Beko, il Governo e i sindacati. Come da previsioni non è stato presentato il piano industriale e l’occasione è stata sfruttata per fare un punto generale sulla situazione dell’ex multinazionale Whirlpool e sul mercato dell’elettrodomestico.
Presenti all’incontro, oltre ai sindacati nazionali e locali, anche il vicesindaco di Siena Michele Capitani, la sottosegretaria Bergamotto e Valerio Fabiani per la Regione Toscana mentre assenti il Ministro Urso e il Ceo di Beko.
“Usciamo molto delusi” hanno detto unanimemente le sigle sindacali senesi, Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm, i segretari Miniero, Cesano e Martini hanno commentato così l’incontro: “La fotografia è molto preoccupante, a Siena la capacità utilizzata nel 2024 sarà solo del 30%, questo vuol dire che manca il 70% dei volumi e che quindi continuerà la cassa integrazione. Sul futuro non abbiamo ricevuto rassicurazioni, abbiamo chiesto di poter fare la nostra parte nella realizzazione del piano industriale ma l’azienda ha detto che sarà solo di sua competenza e che non arriverà prima di autunno. La sottosegretaria Bergamotto ha ritenuto giuste le nostre richieste e lo ha detto a Beko ma non sappiamo se avremo voce in capitolo, volevamo portare il punto di vista dei lavoratori perché se l’azienda si baserà solo sui dati che ci hanno presentato oggi la situazione non è favorevole”.
I prossimi appuntamenti saranno la visita dei tre segretari nazionali Fiom, Fim e Uilm nello stabilimento di Siena il 17 luglio, mentre un nuovo aggiornamento al tavolo ministeriale si dovrebbe tenere nel mese di settembre.
“Al tavolo convocato oggi dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, abbiamo incontrato per la prima volta la Beko Europe, che a partire dal 1” aprile ha rilevato la Whirlpool Emea – è la nota delle sigle nazionali dei sindacati – Beko, come è noto, è un grande gruppo globale che in Europa conta oltre 20.000 dipendenti, 11 siti produttivi, 6 laboratori di R&D e 16 marchi, fra cui Beko, Grunding, Whirlpool, Hotpoint, Indesit”.
“L’attuale fase è caratterizzata da una domanda di mercato debole, in calo sensibile da due anni e da un significativo aumento dei costi anche determinato dalle difficoltà nella catena di fornitura; di conseguenza si sta assistendo ad una contrazione sia dei volumi con saturazioni degli stabilimenti inferiore al 50% con tendenza a calare, con ulteriore riduzione dei margini. Inoltre è molto aggressiva la concorrenza dei produttori asiatici, soprattutto cinesi. Per i prossimi cinque anni si prevede infine solo una leggera crescita del mercato degli elettrodomestici. A partire dal 1 aprile è stata avviata la fase di studio e di valutazione sia delle linee di prodotto sia delle fabbriche, che purtroppo nel 2024 raggiungeranno livelli di saturazione molto bassi; sulla base di ciò Beko immagina di predisporre un piano industriale entro l’autunno con la dichiarata ambizione di diventare il primo produttore europeo. Dal tavolo registriamo che non è emersa la linea strategica industriale della Beko Europe e con il quadro delineato il rischio per la tenuta dei siti è alto”.
“Non è sufficiente crescere nel mercato dei prodotti di bassa e media gamma – ancora i sindacati – come sindacato abbiamo espresso l’esigenza di confrontarci con i vertici di Beko prima del varo del piano industriale definitivo, per far valere il punto di vista e i legittimi interessi dei lavoratori, offrendo collaborazione a patto che la nuova società opti per il rilancio dei siti ed escluda azioni traumatiche di licenziamento e di chiusura, che troppo spesso si accompagnano alle fusioni; con rammarico registriamo che la Direzione aziendale ha puntualizzato che il varo del piano industriale è di loro pertinenza e non ha fatto alcun riferimento a produzioni o investimenti da allocare in Italia”.
“Al Governo infine chiediamo di mantenere una forte attenzione su Beko/Whirlpool, e oltre al rispetto delle prescrizione della Golden Power, chiediamo di mettere in campo risorse a sostegno dell’industria per aiutare la sostenibilità dei siti produttivi italiani. Abbiamo rinnovato la richiesta di un tavolo di settore per affrontare le questioni di fondo che oggi ci penalizzano rispetto ad altre potenze industriali per difendere le produzioni e riportare alcune di quelle perse. Sulla base di ciò il Mimit ha assunto l’impegno di riconvocarci a settembre” concludono.