Il 2 aprile può essere il giorno decisivo per la vertenza Beko, quando al Ministero si terrà l’incontro tra azienda e sindacati che può segnare uno snodo fondamentale per il futuro dei lavoratori della multinazionale e del sito industriale senese. Dopo il summit di ieri c’è più fiducia per arrivare a una cornice comune per tutti i siti italiani. Il lavoro dei sindacati corre su un doppio binario, uno relativo al “risarcimento danni” per i lavoratori che da anni convivono con una situazione da incubo e sono intenzionati a uscire dall’azienda, l’altro filone è legato alla riconversione dello stabilimento, per chi deciderà invece di proseguire. Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociale se ne sta discutendo proprio oggi in un altro incontro ministeriale: si ipotizzano cifre da 45/50 mila euro, ma tutto è in fase di valutazione.
“La vertenza è al rush finale – afferma Giuseppe Cesarano Fim Cisl – le parti nazionali devono trovare un vestito per ogni sito industriale, per Siena abbiamo una priorità, e il Governo ce l’ha confermato, ovvero l’acquisizione nei prossimi mesi dello stabilimento con Invitalia e un advisor che monitora. Ci sono i presupposti per avere una futura reindustrializzazione, Siena deve avere un nuovo soggetto industriale. Il risarcimento danni ai lavoratori per noi è fondamentale, sono 15 anni che subiscono la cassa integrazione”.
“Una vertenza difficile e complessa – aggiunge Massimo Martini di Uilm – su Siena il Governo è impegnato seriamente a spingere per l’acquisizione dell’immobile con Invitalia e questo è un elemento basilare, la Beko non andrà con la produzione oltre il 2025 per via delle difficoltà che ha al momento. Oggi al ministero ci sarà un confronto sulle ammortizzatori sociali, su Siena sarà diversificato, vogliamo garantire stipendi adeguati, per questo abbiamo chiesto l’integrazione salariale sulla cassa integrazione, visto che Beko ha dichiarato che i lavoratori saranno a busta paga fino al 31 dicembre 2027″.
“Per Siena abbiamo lottato per dare continuità lavorativa e un paracadute economico – conclude Daniela Miniero Fiom Cgil – stiamo faticosamente, pezzetto per pezzetto, costruendo quella che era la nostra volontà, ovvero impegnare azienda e Governo a strutturare un processo di reindustrializzazione credibile per le parti sociali. Ci devono convincere, non ci faremo abbindolare da un soggetto fantoccio, e vogliamo garanzie dai responsabili di questa macelleria sociale, ovvero l’azienda che ha raccontato che sarebbe venuta in Italia per rilanciare i siti, e il Governo, che doveva guardare agli interessi del tessuto sociale. Va detto che lo stanno facendo a pieno titolo, e chiediamo che possa entrare un soggetto credibile. Per chi vuole andare via ci sarà un indennizzo sul quale ancora non ci siamo trovati d’accordo, la priorità è conservare i posti di lavoro”.