Sono tornati nelle scuole per parlare di bullismo e cyberbullismo i carabinieri della compagnia di Siena e della Stazione di Siena Centro. Questa volta, insieme al Magistrato Elisa Vieri, i militari dell’arma sono entrati nell’Istituto Giovanni Caselli ed hanno illustrato ai ragazzi come comportarsi se si è vittima di bullismo e ricordato i numeri di emergenza e cosa s’intende per bullismo, quali sono le caratteristiche del bullo, chi sono gli attori in un episodio di bullismo e di violenza di genere: dal bullo, alla vittima, agli spettatori.
“Il rispetto della legge sappiamo che è fondamentale – afferma il Dirigente Scolastico dell’Istituto G. Caselli di Siena, Luca Guerranti -, anche perché quando eravamo bambini, per tutti i giochi più banali ci davamo delle regole, per cui ci sono un regolamento scolastico, un codice della strada, tutte le leggi, le ordinanze e quant’altro che vanno rispettate. Il contatto con la Magistratura e le Forze dell’Ordine è per smitizzare anche questa lontananza che sembra ci possa essere, per far capire che loro sono al servizio dei cittadini e non in antagonismo. Sono qui anche per formare, per dare spiegazioni e anche soprattutto per dare consigli nel momento in cui ci dovessero essere dei fatti di bullismo e quant’altro”.
Un contributo segnante per far capire come le Forze dell’Ordine e il Pubblico Ministero siano sempre dalla parte dei ragazzi e della legalità e non un’entità lontana e distante. Per questo è nato il progetto “Cultura della Legalità”, organizzato dall’Arma dei Carabinieri: per illustrare come poter aiutare una vittima di bullismo, ricordando che anche il bullo è, di per sé, una vittima, necessitando anch’egli di aiuto e di un percorso rieducativo, che può passare proprio dalla legge e dalla legalità.
“Con gli studenti incontriamo le giovani generazioni per avere un contatto maggiore – spiega la Maggiore Lucia Dilio, Comandante Compagnia Carabinieri di Siena -, per instaurare una vicinanza con le giovani generazioni e perché ci siamo resi conto che molto spesso i giovani commettono reati perché non sono consapevoli che quella condotta costituisca reato. Quindi questo contatto è anche un momento di riflessione con loro e di insegnamento su certe condotte che possono essere considerate come un normali atteggiamenti giovanili o forme goliardiche, ma che in realtà sono considerate, dal nostro ordinamento, come reati. Trattiamo infatti con i giovani quelli che sono i reati maggiormente commessi dalle giovani generazioni. Il reato maggiormente commesso fa parte di tutti quei reati che avvengono mediante l’uso di internet. Molti di questi reati infatti commessi dai ragazzi avvengono sui social, quindi lo stalking o il bullismo si sono trasformati in cyber-stalking e cyber-bullismo”.