Capitani: "Mensa Bandini, soluzione non percorribile. Lavoriamo con Dsu per trovare alternative"

Il vicesindaco ha risposto all’interrogazione dei consiglieri del gruppo Pd che è stata discussa nella seduta del Consiglio Comunale di oggi

Di Redazione | 9 Febbraio 2024 alle 14:03

“Gli attuali locali di via Bandini sono inadeguati per una mensa, il Comune di Siena ha riaperto il dialogo con l’Azienda regionale per il Diritto allo studio per trovare altre soluzioni”. Così il vicesindaco Michele Capitani ha risposto all’interrogazione presentata oggi, venerdì 9 febbraio, in Consiglio Comunale, dai consiglieri del gruppo Pd Giulia Mazzarelli, Alessandro Masi, Gabriella Piccinni e Luca Micheli in merito alla mensa universitaria Bandini-lavori di riqualificazione.

“Spero che almeno si apprezzato – ha spiegato Capitani – che malgrado in questi giorni il Comune abbia ricevuto molti stimoli a prendere posizione sull’argomento, per rispetto istituzionale la risposta arriva in questa sede. Questa amministrazione ha avviato fin dal suo insediamento un colloquio con il Dsu per trovare una soluzione condivisa, riscontrando collaborazione”. “Con delibera del consiglio comunale del novembre del 1978 – ha ricostruito Capitani – il Comune diviene proprietario dell’intero palazzo a seguito dello scioglimento dell’Eca (Enti comunali di assistenza) destinati ad destinati ad assistere individui e famiglie in condizioni di particolari necessità. Già negli anni 80 il Comune inizia una collaborazione di locazione con l’allora organismo deputato al diritto allo studio per quanto attiene due piani. Al piano terra invece è fatto noto che un’alienazione comunale porta ad una nuova proprietà e vi si stabilirà una tipografia. Negli anni 2000 un piano superiore viene restituito al Comune e adibito a uffici comunali, mentre il Dsu si riserva il primo piano. Nel 2003 la tipografia chiude la propria attività, vengono realizzati sei appartamenti e venduti nel mercato privato. Nel 2013 come noto il Comune di Siena vende il piano uffici e il piano mensa per complessivi circa 1800 mq circa a 3 milioni e 400mila circa con l’obbiettivo dichiarato di realizzare una mensa più grande e funzionale. La mensa è rimasta poi aperta con qualche chiusura fino al maggio 2021 per non aver superato i criteri della vulnerabilità sismica”.

Sul progetto di ristrutturazione antisismica che il Dsu ha presentato e resosi necessario per le norme di prevenzione antisismica in vigore, Capitani ha spiegato che “il progetto presentato di ristrutturazione e cambio di destinazione del piano secondo da uffici a mensa, prevede obbligatoriamente l’adeguamento antisismico della struttura portante dell’edifico nel suo complesso, dalle fondamenta alla copertura e pertanto impone l’esecuzione di radicali e pesanti opere strutturali, anche con coinvolgimento degli alloggi privati a piano terreno, con i cui proprietari non è stato possibile trovare l’accordo durante le assemblee di condominio anticipatorie. Alla fine dello scorso mandato il Dsu si rivolge al Comune, affinché si dia corso ad una ordinanza di occupazione temporanea nei confronti non solo delle proprietà del piano terra, ma anche dei proprietari di tutte delle aree di cantiere necessarie all’intervento. Le ridotte dimensioni delle strade e degli accessi, crea insormontabili problematiche per l’installazione e gestione del cantiere e le successive fasi lavorative, relative al traffico dei mezzi operativi, per l’approvvigionamento dei materiali, per il montaggio delle attrezzature di cantiere (baracche, recinzioni, gru, etc.), tanto da rendere impossibile pensare di accedere all’immobile dalla via Bandini, con la sola alternativa di organizzare la viabilità di accesso e manovra da valle, attraverso il terreno della Contrada del Leocorno e altre proprietà private”.

“L’intervento di adeguamento antisismico – ha detto Capitani – sarebbe stato necessario anche nel caso si fosse limitata la realizzazione della mensa al solo piano primo. La soluzione adottata per l’intervento strutturale proposto e contenuto negli elaborati di progetto prevede di eseguire opere strutturali anche all’interno degli appartamenti posti a piano terreno, che ne cambierebbe non solo la superficie con l’introduzione di elementi strutturali che avrebbero alterato la proprietà. L’esecuzione di opere strutturali all’interno degli alloggi avrebbe reso necessario l’abbandono dell’abitazione da parte dei proprietari per tutto il periodo di tempo dei lavori, oltre al loro completo svuotamento. Inoltre i lavori di consolidamento avrebbero previsto la realizzazione di opere che avrebbero modificato, in parte, lo stato attuale dei luoghi, riconsegnando appartamenti in uno stato finale diverso da quello iniziale”.

“A questo punto il Dsu – ha affermato ancora Capitani – ha chiesto al Comune, come ente espropriante, di provvedere ad emettere un’ordinanza di occupazione temporanea dei luoghi al fine della realizzazione di opere di adeguamento strutturale del fabbricato sede del servizio pubblico di mensa per studenti. Il Comune, durante l’esercizio della precedente amministrazione (nel periodo marzo-aprile 2023) ha esaminato i vari e contraddittori aspetti della vicenda, attraverso i propri servizi tecnico-legali, i cui relativi giudizi contenevano fin da subito molte perplessità, stante sì il carattere pubblico dell’intervento, ma con chiare interferenze privatistiche, che potevano limitare il diritto alla proprietà come evidentemente il restituire un immobile alterato rispetto al momento di inizio dei lavori. Il Comune ha richiesto anche il supporto della Provincia, tramite gli uffici che svolgono le procedure espropriative, ottenendo un riscontro non favorevole in merito all’occupazione temporanea per il cantiere. Come importante elemento cito inoltre l’articolo 49 del ‘Testo unico delle espropriazioni per pubblica utilità’: al primo comma stabilisce che si possono occupare aree, ma ‘se ciò risulti necessario per la corretta esecuzione dei lavori previsti’”.

Il vicesindaco ha poi paragonato il luogo a quello della mensa universitaria di Sant’Agata per evidenziare tutte le ulteriori criticità relative a una collocazione in quel luogo: “Il muro di accesso a Sant’Agata fu danneggiato gravemente, sicuramente da un camion in manovra, nel 2015 e ripristinato nel 2018. Questo ingresso che poi apre all’ampio piazzale ha una larghezza di 3 metri e 80 centimetri e la sede stradale da cui si accede ha una larghezza per la manovra di 6 metri e 80 centimetri. In tale piazzale accedono ogni mese e tutti i giorni centoventi mezzi della 6Toscana tra i cinquanta e settantacinque quintali per rimuovere i cassonetti dell’isola ecologica della mensa, ovvero quattro al giorno per ogni raccolta differenziata. La mensa serve mille e duecento pasti a turno e per i rifornimenti riceve le merci”. Il vicesindaco ha paragonato questi numeri a quelli del progetto per l’ampliamento in via Bandini: “L’accesso ad una mensa che nelle intenzioni del progetto avrebbe dovuto fornire duemila pasti a turno: la strada di accesso ha con un angolo a novanta gradi una larghezza di strada di 3 metri e 10 centimetri e curva a novanta gradi con distanza di 4 metri e 80 centimetri. Mentre ero sul posto personalmente a fare delle misurazioni è arrivato dallo stretto percorso in salita un veicolo medio che ha dovuto muoversi con estrema cautela per non battere. Inoltre per le cucine, anche nel nuovo progetto, erano collocate al piano terra e per accedere al piazzale condominiale c’è un varco con altezza di 2 metri e 50 centimetri”.

“Tutte queste considerazioni – ha concluso – e l’illustrazione portano a dire che questa amministrazione è a disposizione del Dsu per valutare soluzioni alternative, ma deve prendere atto che che la soluzione della mensa in via Bandini è impraticabile e dunque siamo al lavoro come amministrazione con i Rettori, il citato Dsu e il Presidente della regione Toscana per valutare tutte le soluzioni alternative”.

La consigliera comunale Giulia Mazzarelli Pd), che ha illustrato l’interrogazione, si è detta “non soddisfatta. Ricordo che stiamo parlando di un numero alto di studenti fuori sede che usufruiscono di una sola mensa in questo momento. Vorrei sapere se ci siano altri immobili disponibili a ospitare una superficie pari a quella di cui si sta parlando, se ci siano dunque altre soluzioni praticabili, che nel caso dovrebbero essere esplicitate in maniera chiara. Senza che siano soluzioni al ribasso. Servono servizi adeguati e degni del nome di Siena. Non sono sicura della impraticabilità di cui ha parlato il vicesindaco e chiedo un confronto più approfondito all’interno della specifica Commissione consiliare. Il punto non è tecnico, come dice il vicesindaco, ma politico: si tratta di una scelta e si tratta di dare una priorità. La priorità dell’amministrazione è di tutelare gli interessi dei privati in questione o quella di tutelare l’interesse pubblico?”.



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