Caporalato, Seggiani (Cgil Siena): "Più qualità dalle imprese nell'affidare intere filiere lavorative"

Seminario sul contrasto al caporalato: maggiore promozione dell’agricoltura sociale, con nuovi processi di inclusione e reinserimento socio-lavorativo dei migranti attraverso una rete di collaborazioni integrate tra mondo agricolo, servizi sociosanitari, settore della formazione e dell’accoglienza. "Fenomeno presente anche nel senese"

Di Redazione | 11 Maggio 2022 alle 20:30

Caporalato, Seggiani (Cgil Siena): "Più qualità dalle imprese nell'affidare intere filiere lavorative"

Contrastare il caporalato attraverso la promozione dell’agricoltura sociale, creando nuovi processi di inclusione e reinserimento socio-lavorativo dei migranti attraverso una rete di collaborazioni integrate tra mondo agricolo, servizi sociosanitari, settore della formazione e dell’accoglienza è l’obiettivo di ‘Rural Social ACT’, seminario per il contrasto al caporalato promosso da Cia, che si è tenuto stamani presso la sede della Regione Toscana. “Le maggiori difficoltà – spiega Valentino Berni, presidente Cia – si riscontrano nelle aree più agricole, dove spesso dobbiamo ricorrere ai lavoratori stranieri che sono rimasti l’unica forza lavoro presente sul mercato. Ma il problema è che questi lavoratori spesso entrano in una filiera che rischia di non essere giusta ed equa”. Parole a cui risponde il segretario generale Fabio Seggiani

“Il caporalato non è soltanto diffuso in agricoltura, ma anche nella logistica e nell’edilizia, per questo abbiamo chiesto che la 199 venga allargata a tutti i settori produttivi – spiega Seggiani, che sottolinea come la Toscana non sia esente da questo fenomeno e non solo nel settore agricolo – Il fenomeno è presente anche in provincia di Siena e in Toscana, che è la seconda regione in Italia per denunce. L’illegalità diffusa nel mondo del lavoro è un problema serio, nel nostro territorio, vista la qualità agricola e i margini di fatturato, ci vorrebbe più qualità da parte delle imprese rispetto a chi affidano intere filiere lavorative senza controllare chi entra e chi esce dai propri terreni. Le aziende agricole hanno smesso di assumere personale a tempo indeterminato e si rivolgono a ditte appaltate che sono cottimiste. Nella zona dell’Amiata ad esempio c’è un dormitorio di tanti lavoratori stranieri cottimisti, soprattutto tra Arcidosso e Castel del Piano, e che lavorano nelle vigne di Montalcino. Andrebbero monitorati gli spostamenti con attività ispettive, di prevenzione e controllo che purtroppo non ci sono”.

 



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