Carcere di Ranza, sottoscritto accordo per il campus universitario e inaugurato il nuovo anno accademico del Polo Universitario Penitenziario

Il rettore Montanari: "Qui l'università può imparare", Di Pietra: "Qui si acquisisce la possibilità di riabilitare se stessi"

Di Simona Sassetti | 18 Dicembre 2023 alle 20:08

Carcere di Ranza, sottoscritto accordo per il campus universitario e inaugurato il nuovo anno accademico del Polo Universitario Penitenziario

“Vincent Van Gogh sarebbe felice di vedere le sue opere raffigurate all’interno del carcere,  rispetto a saperle in vendita in quelle mostre milionarie. Le sue sono opere di lotta, una lotta per la libertà che non ci incastra niente con quelle cifre”.   Il  Rettore dell’Università per Stranieri di Siena Tomaso Montanari cita Van Gogh inaugurando il nuovo anno accademico del Polo Universitario Penitenziario di Ranza, in riferimento ai murales che evocano le opere dell’artista nelle pareti dell’unica aula del carcere dove il mondo esterno può incontrare i detenuti, ma cita anche una frase scritta da un detenuto in un altro murales all’interno del carcere di alta sicurezza di San Gimignano. Una frase che spicca in un corridoio delimitato dalle sbarre. “Non ho mai conosciuto la vera libertà, vale la pena lottare per questo”.   Libertà che gli studenti del Polo Universitario Penitenziario sono riusciti a trovare grazie allo studio. “Qui si studia per ritornare o sentirsi per la prima volta liberi  – ha affermato infatti il rettore dell’Università di Siena Roberto di Pietra-. Aldilà della laurea qui si acquisisce la possibilità di riabilitare se stessi, nelle proprie competenze e di ritrovare un posto nella società”.  “Oggi siamo qui per incontrare chi può farci capire fino in fondo il senso liberante e di costruzione dell’umanità che ha la ricerca, lo studio e la cultura – ha aggiunto Montanari -. Siamo noi fuori a dover capire cosa vuol dire vivere veramente in assenza di libertà. Io penso che venendo qui l’università  può imparare moltissimo da chi lotta per cambiare vita, per redimersi”. Presenti all’iniziativa anche i due delegati alle attività del polo penitenziario dei due atenei, la professoressa Antonella Benucci, il professor Gianluca Navone,  il professor Andrea Borghini dell’Università di Pisa, il provveditore dell’Amministrazione Penitenziaria Toscana- Umbra Pierpaolo D’Andria, il professore Alessandro Fo, docente del Dipartimento di Filologia e Critica delle Letterature Antiche e Moderne dell’Università di Siena e infine un’ospite d’eccezione: la scrittrice Mariolina Venezia, che ha portato a Ranza i suoi romanzi, che hanno ispirato la popolare serie televisiva “Imma Tataranni-Sostituto Procuratore”.

Poi c’è stato spazio per i numeri. Sono stati circa 100 gli studenti che hanno preso parte alle attività didattiche e durante lo scorso anno accademico i primi studenti hanno conseguito il titolo di laurea e i numeri sono destinati a salire dopo la sottoscrizione dell’accordo per il campus universitario (unico campus in Toscana), che consentirà una mobilità maggiore e una intensificazione della programmazione culturale. “Si vuole realizzare una realtà a misura dello studente, far si che lo studio sia al centro della giornata  – ha spiegato la direttrice del carcere Maria Grazia Giampiccolo -, e  sarà possibile anche chiedere di spostarsi a Ranza da altri istituti penitenziati per intraprendere un percorso universitario specifico”. Ma c’è stato spazio anche per le storie come quella di un detenuto che, di fronte ai presenti, ha raccontato la sua storia di rinascita dentro il carcere. “Ero in isolamento diurno e ho chiesto all’educatrice di poter studiare. Lei mi ha detto di leggere prima l’Iliade e l’Odissea – ha raccontato -, l’Iliade perché è un viaggio che ognuno di noi facciamo quando vogliamo prenderci il mondo in mano. L’Odissea perché è un viaggio verso Itaca, verso noi stessi. Da questi due libri è nata la mia voglia di studiare, e attraverso lo studio ho fatto diventare mia una consapevolezza importante. Sono arrivato in carcere sentendomi io la vittima, e dopo aver incontrato i professori, letto e studiato ho capito che le vittime erano altri”.

Simona Sassetti

Nasce a Siena nel 1991, lavora a Siena Tv dal 2016. Ha scritto prima sul Corriere di Siena, poi su La Nazione. Va pazza per i cantanti indie, gli Alt-J, poi Guccini, Battiato, gli hamburger vegani, le verdure in pinzimonio. È allergica ai maschilismi casuali. Le diverte la politica e parlarne. Ama il volley. Nel 2004 ha vinto uno di quei premi giornalistici sezione giovani e nel 2011 ha deciso di diventarlo



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