Carcere di Ranza, vice ispettore Polizia Penitenziaria indagato per intercettazioni illegali telefonate detenuti

L'operatore è stato sospeso per 9 mesi

Di Redazione | 15 Aprile 2022 alle 12:11

Carcere di Ranza, vice ispettore Polizia Penitenziaria indagato per intercettazioni illegali telefonate detenuti

Avrebbe fraudolentemente intercettato diverse comunicazioni e conversazioni telefoniche e verbali all’interno delle celle di detenuti del carcere di San Gimignano (Siena). Per questo un viceispettore della polizia penitenziaria è stato sospeso dal servizio per nove mesi. Ieri i carabinieri del comando provinciale di Firenze, insieme a personale della polizia postale e in collaborazione con la penitenziaria, hanno eseguito la misura interdittiva emessa dal gip del tribunale di Firenze, su richiesta della procura. I fatti risalirebbero alla primavera 2021, quando l’uomo era in servizio al carcere di San Gimignano, e il viceispettore è indagato per abuso d’ufficio e intercettazione, impedimento o interruzione illecita di comunicazioni informatiche o telematiche e altre comunicazioni e conversazioni.

Sono 165 i file audio trovati nell’hard disk del viceispettore della polizia penitenziaria sospeso dal servizio per fatti relativi a quando era in servizio nel carcere di San Gimignano (Siena). Secondo quanto appreso, i file contengono conversazioni captate con intercettazioni ambientali e telefoniche effettuate senza alcuna autorizzazione, relative sia a colloqui all’interno delle celle che a telefonate tra detenuti.

Nel marzo del 2021 nel carcere di San Gimignano sarebbero stati illecitamente intercettati anche i colloqui tra alcuni detenuti e il direttore reggente, preoccupato per il “clima pesante” che si era creato nel penitenziario dopo la vicenda della condanna per torture di dieci agenti di polizia penitenziaria. E’ quanto emerge nell’ambito delle indagini della procura di Firenze che hanno portato alla sospensione dal servizio per nove mesi di un ispettore di polizia penitenziaria, all’epoca dei fatti vice-ispettore. Nell’inchiesta risulta indagato anche un commissario capo della polizia penitenziaria. Sarebbe stato quest’ultimo, nel corso di una riunione, a riferire al direttore reggente che i suoi colloqui con i detenuti erano stati intercettati, minacciando anche di renderli pubblici e di inviarli a un’emittente televisiva. Le indagini non avrebbero permesso di stabilire chi sia stato a realizzare queste registrazioni, una cui copia è stata trovata in una chiavetta usb nella disponibilità del commissario capo. Sentito dai magistrati fiorentini, il direttore del carcere avrebbe raccontato di aver avuto dei colloqui con i detenuti perché il clima nel carcere era peggiorato. Avrebbe specificato che anche i nuovi vice ispettori, arrivati dopo che lui aveva allontanato quelli della “vecchia guardia”, si erano irrigiditi nei loro comportamenti e i detenuti erano scontenti. Il “clima pesante” all’interno dell’istituto sarebbe stato provocato anche dal fatto che alcune educatrici del carcere, le stesse che avevano denunciato le torture che poi hanno portato al processo, avrebbero riferito di avvertire astio nei loro confronti da parte dei poliziotti della penitenziaria.



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