David Rossi non fece ricerche su internet usando la parola chiave suicidio. Quei “35 file” che erano emersi dalle dichiarazioni del procuratore facente funzioni di Siena, Nicola Marini, di fronte alla commissione parlamentare d’inchiesta una settimana fa, sono per lo più delle mail arrivate all’indirizzo di posta dell’ex responsabile comunicazione di Banca Mps, ricevute da agenzie di stampa e newsletter a cui era iscritto.
A chiarirlo sono stati l’ispettore superiore tecnico Claudio Di Tursi e gli assistenti capo coordinatori Vincenzo Ottaviano Augusto e Stefano Frisinghelli del Compartimento della Polizia postale e delle comunicazioni della Liguria, che sono comparsi oggi di fronte alla commissione. La Polizia postale è intervenuta, su delega della Procura di Genova, che stava indagando sulla vicenda dei ‘festini’.
Un’audizione che, proprio in virtù delle affermazioni di Marini, è stata anticipata di una settimana, facendo slittare al prossimo 10 marzo quella di Fabrizio Viola, amministratore delegato di Mps all’epoca dei fatti.
Gli agenti poi, in un’audizione lunga e per larga parte molto tecnica e incomprensibile, hanno chiarito la vicenda della mail, diciamo così, “postuma”: la mail “help, stasera mi suicido sul serio, aiutatemi!!!”, inviata da David Rossi la mattina del 4 marzo a Fabrizio Viola, che però ha data di creazione 7 marzo 2013, cioè il giorno dopo la morte di David Rossi. Mail che la segretaria Lorenza Pieraccini e Valentino Fanti, nelle rispettive audizioni, hanno confermato di aver letto e stampato il 4 marzo.
L’anomalia è stata spiegata dal fatto che il giorno dopo il tragico evento, una copia della casella postale di Rossi, per le indagini, è stata estratta dal server aziendale ed è stata salvata la data di quell’operazione.
