“Ho amato David come un fratello. Ma lui era il responsabile della comunicazione della Fondazione prima e della Banca poi perchè era il più bravo di tutti nel suo settore, non perchè era amico mio”.
Con poche parole, all’inizio della sua audizione, l‘ex presidente di Banca Mps Giuseppe Mussari, ha descritto alla commissione parlamentare il profondo rapporto di amicizia e vicinanza che lo legava a David Rossi, sia dal punto di vista personale che professionale, sottolineando a più riprese lo spessore morale, la statura, non solo intellettuale, di David.
“Era un rapporto intenso quanto discreto – ha detto Mussari citando una lettera che lui stesso ha scritto alla moglie Antonella pochi giorni dopo la tragedia – quasi una prova di forza verso la comune ritrosia ad esprimere i propri sentimenti in maniera lineare, libera”. Ed ha preso in prestito una frase del filosofo e scrittore francese Albert Camus per sintetizzare questo legame: “Quello che conta tra amici non è quello che si dice, ma quello che non occorre dire“.
Mussari ha risposto alle domande dei parlamentari per quattro ore (l’ultima mezz’ora in modalità secretata come richiesto dall’onorevole Migliorino), senza mostrare esitazioni, con la notevole capacità retorica che tutti conosciamo, ma con commozione profonda quando ha dovuto tratteggiare il carattere dell’amico David. “Riservato, schivo, a volte addirittura scostante – ha ricordato -, uno che stava sulle sue e che prima di concedersi aveva bisogno di tempo. La cosa che forse ci legava di più era il silenzio, guardarsi, comprendersi, senza bisogno di tante parole”.
Alla domanda clou, “David Rossi si è suicidato o no, lei che idea si è fatto?” Mussari ha risposto: “Io non penso”. Ma, riguardo ai biglietti rinvenuti nel cestino dell’ufficio la sera in cui il manager è volato dalla finestra di Rocca Salimbeni ha osservato che “quello non era il modo in cui si sarebbe espresso il David che io conoscevo“. E poi ha aggiunto: “Io non posso che stare dalla parte della moglie che si batte come Antonella (Antonella Tognazzi, vedova di Rossi ndr), e della famiglia che continua a chiedere giustizia, chiarezza, un livello definitivo di consapevolezza, chiamatela come volete. E sto da quella parte pur ignorando le ragioni che li muovono. Ci sto per scelta ontologica, in relazione al rapporto di amicizia che avevo con David. David mi avrebbe immaginato lì, non posso stare da un’altra parte. Poi, quando avrò la forza e sarà il momento, leggerò tutte le carte e sarò felice di dare la mia opinione. Ma ora sto con loro”.
L’ex presidente Mps ha rimarcato poi il clima terribile che si respirava a Siena in quei mesi che hanno preceduto la morte di Rossi.
“I fatti di quei mesi oggi sono incomprensibili, io capisco la vostra difficoltà – ha detto riferendosi alla commissione. Quella tensione, che ha modificato il nostro ordinato vivere civile voi non potete nemmeno immaginarla. Quella situazione interruppe i rapporti tra me e David: ci siamo visti l’ultima volta a dicembre del 2012 per gli auguri di Natale. Dopo non era lecito sentirci. Io ero diventato il nemico numero uno, lui doveva gestire la comunicazione della Banca che, inevitabilmente era contro di me, non era possibile comunicare”.
La Commissione poi ha fatto l’inevitabile passaggio sui festini, chiedendo a Mussari se Rossi potesse esserne a conoscenza. “David in un festino? Ma lei sta scherzando? Non credo che David ne fosse a conoscenza, se lo avesse saputo sarebbe andato in Procura a denunciare. Non era nella sua natura, non lo vedo in una discussione con un tema così ‘boccaccesco’. E comunque quando si sarebbero tenuti questi festini? Nel 2011, nel 2012?. Lo chiedo perché non lo so”.
Il lavoro della commissione procede a ritmo serrato, per domani alle ore 13.30 è stata calendarizzata l’audizione del pm Aldo Natalini, l’altro che, insieme a Nastasi, conduceva le inchieste sulla Banca Mps.