La Procura di Firenze ha chiesto la condanna di Andrea e Yuri Chesi, padre e figlio senesi appartenenti alla presunta cellula nera che avrebbe pianificato di far saltare in aria la moschea di Colle di Val d’Elsa. Un caso, risalente al 2019, che fece molto rumore. I due sono finiti sotto accusa per detenzione di armi e materiale esplosivo in concorso. Ad Andrea Chesi, inoltre, è contestata l’aggravante della finalità terroristica, e l’istigazione a delinquere. Oggi al tribunale fiorentino si è tenuta la discussione tra le parti, con i pm che hanno chiesto 1 anno e 2 mesi per Andrea Chesi, e 10 mesi per il figlio, mentre di contro il legale difensore degli imputati ne ha chiesto l’assoluzione.
La difesa dei Chesi affidata all’avvocato Francesco Stefani in particolare ha cercato di smontare la tesi dell’accusa su cui si fonda l’aggravante terroristica: la ricerca da parte del figlio degli ordigni bellici col metal detector sarebbe stata fatta per puro collezionismo, mentre il proposito di far saltare in aria la moschea era soltanto una chiacchiera goliardica fatta durante una cena tra amici. Come si ricorda, i due avrebbero formato un gruppo di estremisti di destra, chiamato “Movimento Idea Sociale”, di chiara matrice fascista e nazista, pronto ad entrare in azione armato pur di rovesciare l’ordinamento democratico in essere. Nel corso delle indagini sono stati sequestrati esplosivi che erano stati immagazzinati in giro per la provincia, oltre che interi arsenali di munizioni belliche, alcuni anche risalenti alle guerre mondiali.
Gli altri 7 appartenenti alla presunta cellula, anche loro indagati, sono stati scagionati da ogni accusa. Il verdetto del giudice arriverà agli inizi di marzo: la difesa dei due senesi confida sul fatto che le accuse più gravi – in particolare l’aggravante del terrorismo, per cui vanno considerate le attenuanti equivalenti – possano cadere, mentre è probabile che regga soltanto quella relativa alla detenzione illecita delle armi.
C.C