Una “Sostenibilità…fai da te” è la soluzione promossa dal centro Europe Direct di Siena per spiegare e superare in modo pratico come evitare gli sprechi e le emissioni inquinanti nella quotidianità di ogni individuo, tanto negli alimenti quanto negli oggetti che fanno parte della nostra vita. Il titolo di questo primo incontro, che si è svolto al Rettorato dell’Università di Siena, è stato “Quando lo scarto non si scarta” puntando l’attenzione sul tema dell’economia circolare e della rigenerazione delle risorse.
“Questi incontri sulla sostenibilità trattano di un tema su cui il centro Europe Direct è attivo da molti anni, in linea con la programmazione strategica dell’Ateneo – spiega il professore e responsabile del centro Europe Direct di Siena Massimiliano Montini -. Noi seguiamo le direttive dell’Unione Europea che ci chiede di organizzare eventi di formazione e informazione sui temi più importanti, come quelli legati alla transizione verde e sostenibile dell’UE. Cerchiamo da una parte di avvicinare i cittadini alle tematiche più importanti delle politiche europee e dall’altra anche di portare alla ribalta le iniziative di ricerca dei nostri docenti dell’Ateneo per avvicinare l’attività accademica dell’Ateneo alla cittadinanza, ai cittadini in senso più ampio e anche agli studenti delle scuole con le quali lavoriamo molto”.
Un’iniziativa rivolta a tutte le generazioni, ma soprattutto agli adulti di domani che attraverso questo approccio di sviluppo sostenibile possono scrivere un futuro diverso per preservare il nostro ambiente, come stanno già facendo gli studenti del Liceo Economico Sociale di Colle di Val d’Elsa.
“Abbiamo provato a sensibilizzare i ragazzi sul tema della moda sostenibile. I ragazzi hanno abitudini di consumo, come per gli adulti, per cui amano cambiare spesso d’abito, spendendo poco. Per questo i ragazzi si sono assunti il compito di sensibilizzare i coetanei su queste tematiche. Hanno realizzato un depliant informativo su quelli che sono i rischi per l’ambiente e per la società di un consumo non responsabile. E abbiamo anche cercato delle soluzioni e una di queste è il ricorso al “second end”. Abbiamo organizzato a scuola uno “swap party”, cioè i ragazzi hanno portato a scuola gli abiti, ancora in buone condizioni ma che non indossano più, e se li sono scambiati tra pari. In questo modo hanno evitato che questi abiti finissero in discarica e hanno anche rinnovato i loro guardaroba”.