“Chat dell’orrore“, le indagini delle forze dell’ordine che partite da Siena coinvolgono anche tre minorenni residenti tra il capoluogo e la provincia (25 in totale gli indagati), sono proseguite scoprendo l’accesso dei partecipanti al “deep web”, dove reperivano i più terribili contenuti. Oggi sono scattate perquisizioni dove sono stati rinvenuti e sequestrati telefoni cellulari, personal computer, tablet, chiavette usb e memorie esterne. Due nuovi indagati, in Piemonte.
Risale ad ottobre 2019 l’operazione denominata “Delirio”, condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Siena, coordinati dal Dottor Antonio Sangermano, Capo della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Firenze, avente ad oggetto le ipotesi investigative di diffusione e detenzione di materiale pedo-pornografico ed istigazione a delinquere.
L’indagine aveva svelato l’esistenza di una “Chat” denominata “The Shoah Party”, nella quale erano coinvolti numerosi soggetti minorenni provenienti da varie località del territorio nazionale. L’ attività era consistita in decine di perquisizioni e interrogatori, e si era valsa quale input investigativo della preziosa e responsabile denuncia di una madre. Le attività investigative tuttavia sono proseguite anche dopo l’esecuzione delle perquisizioni, facendo affiorare la parte più oscura e drammatica delle risultanze indiziarie, quelle relative al Deep Web, un contesto internet criptato, dove circolano immagini di efferata violenza, anche in situazioni “live”, in cui agli utenti che sono riusciti ad accedere a questi ambienti reconditi, viene consentito di interagire in condotte di violenza sessuale e tortura su minori, attuate in diretta da adulti.
I militari sono riusciti a risalire all’identità di due giovani entrambi 17enni, un ragazzo e una ragazza. Dalle loro chat è emersa una descrizione dettagliata ed inquietante delle loro esperienze nel deep web, in particolare del ragazzo che ne riferisce alla sua amica, con descrizione delle cosiddette “red room”, stanze dell’ orrore, nascoste nel deep web, cui gli utenti più attrezzati tecnologicamente riescono ad accedere a pagamento, per assistere a violenze sessuali e torture praticate “in diretta” da soggetti adulti su minori, con possibilità di interagire per gli “spettatori”, che possono richiedere determinate azioni ai diretti protagonisti delle efferate azioni. Questa è la più recondita ed occulta frontiera del “deep web”, emersa con dovizia di particolari dalle indagini (un minore abusato sessualmente e torturato “in diretta”).
C’ è stato dunque un importante salto di qualità rispetto a quanto riscontrato nella pregressa fase investigativa, che aveva focalizzato la esistenza di una chat nell’ ambito della quale decine di soggetti minorenni condividevano immagini e video pedo-pornografici associati ad apologia del nazi-fascismo, laddove ora, in questo ulteriore segmento investigativo, sono emerse nuove e specifiche risultanze indiziarie che fanno ritenere, sulla base di concreti elementi, che un soggetto minorenne, dotato di eccezionali e precoci competenze tecnico-informatiche, abbia personalmente partecipato on-line, “live”, assieme ad altri utenti, pagando in cripto valute, quali i “Bitcoin”, a delle vere e proprie torture ed abusi sessuali su minori, compiute in diretta da soggetti adulti.
Di fatto questa specifica risultanza indiziaria lascia pensare che il deep web sia caratterizzato da diversi livelli di accessibilità di cui l’ultimo, il più impervio da conoscere, sia caratterizzato da pedo-pornografia e tortura, non solo alimentata da video realizzati chissà dove, ma anche da condotte “live” con compartecipazione concorsuale di alcuni utenti paganti.
Le investigazioni hanno consentito di acclarare le modalità di accesso al deep web, dove vengono acquisite e poi fatte circolare le immagini “gore”, con esecuzioni, omicidi, smembramenti, atti sessuali compiuti in danno di animali, estrapolazioni di organi, castrazioni, immagini raccapriccianti e pedo-pornografia ai danni di bambini piccolissimi.
Le immagini rinvenute e già sequestrate attengono dunque e tre tipologie: 1) video pedo-pornografici auto realizzati da minori, che si riprendono nudi od intenti al compimento di atti sessuali; 2) video realizzati da adulti, relativi ad atti sessuali e violenze compiuti da soggetti minorenni (anche di sesso femminile) ai danni di minori, anche in tenerissima età (2-4 anni); 3) video “gore”, per lo più associati a simboli nazisti.