Chiusi: alla vigilia della zona rossa una città quasi fantasma

Ristoranti aperti, ma poca gente ai tavoli. Il virus fa paura

Di Redazione | 6 Febbraio 2021 alle 19:13

Due ciclisti che si fermano per una breve sosta, qualche cliente affezionato e poi tante strade vuote. Chiusi si è presentata alla vigilia dell’ingresso in zona rossa, come se il sipario fosse già calato. Sarà la paura delle varianti Covid, brasiliana o sudafricana non è ancora chiaro, sarà la crisi, sarà la poca voglia di far festa, sta di fatto la drastica decisione del governatore Giani nel centro ha già lasciato il segno. “E’ un colpo duro, perché non se ne esce più – ha sottolineato Armando, il fornaio che l’attività quasi di fronte al municipio -. Ci mancava solo questa restrizione”.

Pensare che i numeri dei positivi non così allarmanti: poco più di 80 persone su totale di 8600. Il sindaco Juri Bettollini, dopo il confronto con il presidente regionale, non ha avuto molto scelta: “Sappiamo che queste declinazioni sono molto contagiose. Perciò ho aggiunto alla zona rossa la chiusura di tutte le scuole. Vediamo se così riusciremo a uscirne quanto prima”. Quello che fa più male è la separazione dall’altra metà di questa comunità. Che nel tempo ha spostato il suo baricentro verso l’Umbria, creando un forte legame con Città della Pieve e Castiglione del Lago. Dove molte chiusini lavorano o hanno delle ramificazioni familiari, per non parlare di chi ogni giorno si reca ai discount di Po’ Bandino a fare la spesa. Con i confini regionali chiusi tutto questo non sarà possibile. Non necessariamente il male minore, ma adesso la priorità respingere l’assalto del virus.



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