Il trainer biancoverde: “Non si poteva più allenare, era una lotta alle streghe. I giocatori? Una corsa ad andare via, la società faceva capire di essere insolvente”
Un commosso coach Paolo Moretti è intervenuto ieri telefonicamente a Planet Basket su Siena Tv per ripercorrere nuovamente la difficile esperienza alla Mens Sana. Oltre a mandare un in bocca al lupo e un augurio a tutti i tifosi, si è soffermato su vari aspetti che hanno caratterizzato una annata da vero incubo:
Il rapporto con i suoi collaboratori: “La cosa più bella che mi porto via è la professionalità, la coesione, l’attaccamento e la sinergia del mio gruppo di lavoro. E’ uno degli staff da cui ho imparato di più, la scuola di Siena ha creato negli ultimi decenni sempre disciplina e sistema. Il momento è triste e doloroso, sono stato molto male martedì, mi sto riprendendo ma mi sento vuoto. Sarebbe il momento più bello della stagione e invece siamo fuori”.
L’orgoglio di allenare e motivare i più giovani:”Nelle situazioni più negative si impara sempre qualcosa. Il senso di questo lavoro era mettere i ragazzi nelle migliori condizioni possibile, sia che si alleni i Boston Celtics che i giovani dell’under 18 e 20. Abbiamo cercato di trasmettere dei messaggi nella settimana prima della partita con Biella, e credo i ragazzi li abbiano recepiti”.
I continui problemi societari: “A livello sportivo e gestionale sono state fatte delle cose per cui non si poteva andare avanti. Prima Poletti che se ne va, le promesse non mantenute di nuovi arrivi, poi l’addio degli stranieri, infine gli italiani. Non si allenava la squadra ma si lottava contro le streghe”.
Il momento del ritorno a Siena: “Il mio arrivo qua? Ho scelto con motivazione, preferendo Siena ad un’altra offerta. Ero emozionato, tornassi indietro lo rifarei. Cosa rifarei? Forse analizzerei certe situazioni e segnali come il -3 in classifica o gli addetti ai lavori che bussavano per i mancati pagamenti, avvisaglie che potevano dirmi di prendere altre scelte magari nella costruzione della squadra e nella selezione di giocatori meno costosi, ma non spettava all’allenatore, ma a chi è sopra di te che hai conti in mano”.
L’atteggiamento della squadra di fronte ai problemi economici: “Lo scarso impegno di certi giocatori? Non sapevamo che avremmo chiuso, c’erano ritardi continui, sono successe le guerre puniche, la festa di natale rinviata, il presidente che si sente male, stipendi a pezzi, non mi sento di accusare i ragazzi. Poletti ha avuto un atteggiamento forse discutibile, ma non lo biasimo, ognuno ha il suo modo di essere e il suo carattere. A un certo punto, dopo che Marino e Prandin se ne erano andati, c’era la corsa a scappare: la società faceva capire di essere insolvente fino a fine stagione. Rispetto a Crespi e al suo “something different”, lì si sapeva con largo anticipo che sarebbe arrivata la fine ma gli stipendi furono onorati”.