Nel ventre delle cisterne e dei tir in transito dal passo del Brennero fermati dal “muro” di Coldiretti c’erano fiumi di latte destinati a noti caseifici pronti per diventare yogurt tricolori, formaggi con l’etichetta già scritta in italiano a cui basta aggiungere solo il marchio dell’azienda importatrice per finire sui banchi della grande distribuzione, centinaia di cosce di maiale allevate in Germania a cui è sufficiente la salatura per poter fregiarsi del marchio Made in Italy, tulipani dal nord Europa, avocado prodotti in Sudafrica ma esportati dalla Moldavia, poi grano, pere, patate e tanti prodotti ortofrutticoli di origine estera destinati ai mercati e alle aziende nostrane che li faranno diventare, come per magia, prodotti italiani. Latticini, insaccati, olio, ortaggi, frutta, fiori la cui provenienza è dubbia che sono una piaga per le aziende agricole ed una minaccia per la salute dei cittadini sempre più disorientati.
Sono centinaia gli agricoltori e gli allevatori guidati dalla presidente regionale, Letizia Cesani partiti da ogni territorio della Toscana per raggiungere nell’arco di due giorni il Brennero per smascherare il falso agroalimentare con l’aiuto determinate delle forze dell’ordine. Decine i camion fermati e controllati che hanno smascherato il fenomeno del “Fake in Italy” che per il solo agroalimentare toscano vale oltre 6 miliardi di euro. “E’ da qui che rilanciamo la nostra battaglia sulla trasparenza dell’origine in etichetta che è un diritto dei cittadini europei – ha dichiarato la presidente regionale, Cesani – Chiediamo sia una priorità della nuova Commissione Ue e del nuovo Parlamento dopo le elezioni europee. Noi non abbiamo paura della trasparenza”.
Una iniziativa che da forza e continuità alla mobilitazione di Coldiretti che ha lanciato, proprio in occasione del blocco del Brennero, la proposta di legge europea di iniziativa popolare sulla trasparenza. L’obiettivo è raccogliere un milione di firme per dire basta ai cibi importati e camuffati come italiani e difendere la salute dei cittadini e il reddito degli agricoltori, estendendo l’obbligo dell’indicazione di origine in etichetta a tutti i prodotti alimentari in commercio nell’Ue. La campagna potrà essere sostenuta firmando in tutti i mercati contadini di Campagna Amica e negli uffici Coldiretti e sarà promossa anche sui social media con l’hashtag #nofakeinitaly.
Sono molto ancora i prodotti anonimi che rappresentano circa un quinto della spesa degli italiani che includono alimenti simbolo a partire dal pane. Su pagnotte e panini non vige, infatti, l’obbligo di indicare l’origine del grano impiegato, come accade per la pasta. E lo stesso vale per tutti i derivati come biscotti, fette biscottate crackers e simili. Del tutto anonimi anche i legumi in scatola, magari venduti in confezione con colori o segni che richiamano l’italianità – rileva Coldiretti Toscana – così come le confetture di frutta o di verdura trasformata, come marmellate e sottoli. Niente etichetta d’origine anche per ortaggi e frutta di IV Gamma e noci e pistacchi sgusciati, per i quali dovrebbe però aprirsi uno spiraglio dal prossimo anno, né per carne di coniglio e di cavallo. Restano inoltre completamente anonime le portate sui menu dei ristoranti.
E’ necessario anche lo stop all’importazione di cibo trattato con sostanze e metodi vietati in Europa, come il grano canadese fatto seccare in preraccolta col glifosato, affermando il rispetto del principio di reciprocità: gli obblighi che vengono imposti ai produttori italiani devono valere anche per chi vuole vendere nel mercato europeo.
Oltre otto italiani su 10 (83%) chiedono lo stop alle importazioni di prodotti agroalimentari che non rispettano le stesse regole di quelli italiani in materia di sicurezza alimentare, ambientale e di tutela del lavoro secondo una indagine Coldiretti/Ixe’.
Anche una delegazione di Coldiretti Siena presente oggi al Brennero per la maxi manifestazione di Coldiretti a difesa del Made in Italy. “Queste scoperte ci preoccupano molto – afferma Luigi Sardone, Presidente di Coldiretti Siena – pensiamo ai nostri prodotti, alle nostre eccellenze, al nostro vino e ai nostri allevatori. Dobbiamo tutelarci e impedire che accadono cose del genere nel nostro territorio”.