La maggioranza e il gruppo Bargi Sindaco all’opposizione hanno bocciato la mozione sul salario minimo e l’ordine del giorno contro l’autonomia differenziata presentati nel consiglio comunale di martedì pomeriggio dai gruppi di minoranza Pd e Colle per Vannetti Sindaco.
L’ultima frase a risuonare nell’aria della sala David Sassoli prima della votazione è stata quella del consigliere dem Francesco Cavalieri, che aveva presentato la mozione poco prima: “Vi volete assumere davvero la responsabilità pubblicamente di dire che il salario minimo non è necessario per gli appalti del Comune di Colle Val d’Elsa?”.
Il consiglio aveva già respinto l’ordine del giorno presentato dal consigliere Pd Enrico Galardi contro la legge sull’autonomia differenziata (n. 86/2024), nonostante la dettagliata spiegazione del consigliere Domenico Ponticelli (Colle per Vannetti Sindaco) sui rischi impliciti per le regioni e per l’intera penisola che verrebbe a perdere l’omogeneità amministrativa su fin troppi ambiti. Ponticelli ha perorato con passione la causa del referendum avviato in tutta Italia da Pd, Italia Viva e M5S con Cgil, Anpi e altre sigle, paventando anche serie conseguenze negative a livello economico per le aziende con sedi dislocate su più regioni che si trovassero ad operare con l’estero.
In entrambi i casi la maggioranza ha fatto scudo con undici voti negativi (compreso quello del consigliere di opposizione Michele Cortazzo) contro i quattro del centrosinistra.
I consiglieri di Italia Viva, Samuela Boldrini e Nico Ferrandi, partito politico che a livello nazionale appoggia il referendum contro l’autonomia differenziata, si sono dichiarati contrari ma non in contraddizione con il proprio partito di appartenenza in quanto, facendo parte di una coalizione che si autodefinisce civica, essi si sarebbero spogliati dei simboli politici. Non solo. L’impegno civico dei consiglieri di maggioranza li escluderebbe dalle discussioni “esclusivamente politiche e di livello nazionale”, per concentrarsi sui problemi della città.
“Per me quella sul salario minimo è una battaglia di civiltà – ha detto il capogruppo Pd Riccardo Vannetti, ringraziando il sindaco per la disponibilità ad accogliere discussioni su qualsiasi argomento in consiglio comunale – e mi farebbe tanto piacere che il Comune, la prima azienda pubblica sul territorio, approvasse questa mozione per garantire la dignità dei lavoratori e delle lavoratrici impegnati nelle ditte con cui stipula appalti”.
L’assessora Monica Sottili del M5S, chiamata in causa dal capogruppo dem Riccardo Vannetti sulla mozione salario minimo, provvedimento bandiera del suo stesso partito, non ha risposto, avallando di fatto la contrarietà ai due provvedimenti.
La discussione, tra interventi di carattere più tecnico e altri sul significato del fare politica non necessariamente legato alle insegne di un partito, come sostenuto dal centrosinistra, non ha però spostato di un millimetro la decisione della maggioranza, apparsa chiara fin dall’inizio.
“Posso capire il vostro no all’ordine del giorno sull’autonomia – ha detto Ponticelli – ma questo è un caso in cui si chiede un miglioramento di diritti per la dignità dei nostri concittadini. Il voto contrario dell’amministrazione è di fatto un voto contro l’integrazione del salario di dipendenti di aziende che lavorano per il Comune. Vi invito a rivedere le vostre posizioni”.
“Delibere come queste – ha puntualizzato Enrico Galardi – sono state approvate in comuni più grandi e in altri più piccoli. Ciò dimostra che non è impossibile farlo, ma serve anche la volontà politica”.
Il sindaco, dopo avere invitato il centrosinistra a votare contro la propria mozione insinuando dubbi sulla correttezza della stessa in tema di contrattazione nazionale, ha aperto un minimo spiraglio dicendo che avrebbero valutato la situazione e prodotto una relazione sull’argomento.
“La nostra direzione è completamente diversa dalla sua – ha ribadito Vannetti -. Ma ci premeva anche mettere la giunta in condizione di verificare. Il voto ‘sì’ è una presa di impegno nei confronti della città. Inoltre il provvedimento, va chiarito, non sarebbe retroattivo”.
Alcune delle motivazioni addotte dalla maggioranza sul merito delle due richieste del centrosinistra hanno riguardato anche la non conoscenza di quanto si andava a discutere, nonostante mozione e ordine del giorno fossero stati depositati in Comune nei tempi stabiliti dal regolamento, quindi una settimana prima della riunione consiliare.