“O si garantisce un sostegno straordinario più ampio, oppure non ne usciremo”. “Il via alla vendita del cibo da asporto è un segnale di speranza, potrà portare effetto più sul morale che sul fatturato. Per la fase 2 servirà altro, e vista l’importanza del settore somministrazione alimenti, ci aspettiamo che altro arrivi”.
Così Filippo Grassi, vicepresidente Fiepet Confesercenti per la Toscana, commenta l’approvazione da parte della Regione Toscana dell’ordinanza con cui da domani viene nuovamente consentito questo servizio, presso i pubblici esercizi abilitati. “Non illudiamoci: non potrà certo esser questa misure a riportare tutta la clientela abituale a far consumazioni in bar e ristoranti, anche perché per buona parte si trattava di una clientela turistica e per intercettarla nuovamente dovrà passare forse un anno – osserva Grassi, che anche membro della Giunta nazionale del sindacato di categoria di riferimento – nel frattempo invece per tutti i pubblici esercizi si profila una sfilza di adempimenti imposti dalla prevenzione che non solo rallenterà i pur contenuti flussi di clientela dopo la riapertura, ma che oltre tutto rischiano di affossare definitivamente la sostenibilità economica delle loro attività”.
Separatori tra tavoli, sanificazione ricorrente, distanziamento dei commensali: come pagheremo i costi che comporteranno, si chiede Grassi? “O si abbatte qualche voce di costo, o si garantisce un sostegno straordinario più ampio, oppure non ne usciremo. Ridimensioniamo il peso degli affitti commerciali, i tributi sui rifiuti e sul suolo pubblico, estendiamo gli aiuti in modalità a fondo perduto, individuiamo pure qualche altra misura. Altrimenti bar e ristoranti spariscono. E non credo sarà un bene per nessuno”.