Giorni conclusivi per la COP29, la ventinovesima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, a Baku in Azerbaigian. Il meeting in corso iniziato l’11 novembre, incentrato sul come poter frenare il cambiamento climatico ospita leader e decisori politici di tutto il pianeta insieme a scienziati ed esperti di meteorologia. Mondo accademico rappresentato anche dall’Università degli studi di Siena che nell’occasione ha presentato alcuni progetti di avanguardia che possono aiutare la salute del nostro pianeta.
“L’aspetto focale delle ricerche che abbiamo potuto presentare riguarda i mercati delle emissioni cosiddetti “carbon markets” – spiega il professor Simone Borghesi, prorettore alle Relazioni Internazionali dell’Università di Siena -. E questa è stata anche l’occasione di presentare i risultati dei progetti a Siena, in particolare il progetto AGRITECH, un progetto PNRR in cui ci occupiamo dei “carbon credits”, cioè i crediti per quelle attività che assorbono CO2 e che sono oggetto di grande interesse, ad esempio, per i Paesi in via di sviluppo. E poi l’altra cosa principale collegata all’Università di Siena è stata la presentazione di MEDAER, cioè l’Associazione Mediterranea degli Economisti Ambientali che avevamo lanciato a Siena”.
A pesare sui negoziati e sul rapporto scienza-politica adesso c’è la figura del nuovo presidente americano Donald Trump che sarebbe pronto ad uscire dall’Accordo di Parigi sul clima come fece nel 2017, trattato che regola la cooperazione internazionale riguardo alla riduzione di emissione di gas serra.
“Certamente devo dire che l’elezione di Trump – prosegue il Professor Borghesi – ha gettato un’ombra su questa COP29. Perché fa venire meno un Paese chiave nei negoziati internazionali. Tuttavia qua c’è comunque sempre un grande fermento che spinge nella direzione di intraprendere le azioni, azioni che peraltro sono inevitabili. Basta vedere cosa è successo in Spagna, cosa è successo qui a Siena. I cambiamenti climatici si percepiscono ovunque, nessuno può considerarsi al riparo. Io credo che, nonostante la campagna elettorale di Trump, gli Stati Uniti comunque si siederanno a questi negoziati in futuro. La nostra azione è quella di portare al tavolo tecnico i risultati scientifici e di far continuare questo dialogo”.