Mille euro un più per chi ha un negozio a Siena, il doppio per un bar, quattro volte per un ristorante. E’ il rischio shock da bolletta per le attività commerciali senesi se non interverranno correttivi sostanziali agli aumenti disposti dall’Arera. L’Autorità regolatrice del mercato elettrico ha disposto per l’ultimo trimestre 2021 un ritocco del costo della materia prima che è destinato a pesare fortemente sui bilanci delle famiglie, e ancora più su quelli delle imprese. “Dalle nostre valutazioni, per un negozio con 10 Kilowatt di potenza disponibile e un consumo energetico di circa 15mila Kwh all’anno la bolletta potrebbe aumentare per più circa 1.000 euro – evidenzia Leonardo Nannizzi, Presidente di Confesercenti Siena – che salgono a 2mila nel caso di un bar con un consumo medio di 30mila Kwh annui, e potrebbero addirittura quadruplicare i ristoranti che ne consumano 70mila. L’invito che stiamo rivolgendo in questi giorni alle nostre imprese è di analizzare con attenzione le proprie condizioni di fornitura”.
Secondo Confesercenti, il Decreto di contenimento dei rincari varato la settimana scorsa dal Governo non basta: “si può fare di più tagliando accise, Iva e addizionali regionali che pesano su energia elettrica e gas – osserva Nannizzi – l’alternativa è trovarsi presto davanti all’azzeramento dei segnali di ripresa registrati negli ultimi mesi per molte micro attività senesi. i dati Istat ci dicono peraltro che alcuni settori, come agenzie di viaggio e piccolo dettaglio non hanno smesso di soffrire: è questo il motivo che ci porta a chiedere a livello nazionale il prolungamento dei sostegni e cassa integrazione in deroga e fondo di integrazione salariale per mantenere i livelli occupazionali di tantissime imprese del terziario locale”.
Per le imprese che li hanno usati con continuità, infatti, gli ammortizzatori sociali COVID termineranno la prossima settimana, spiega Confesercenti: “Il provvedimento di proroga, è urgente soprattutto per le imprese che dal 10 di ottobre non potranno accedere agli ammortizzatori Covid e che in alcuni casi rischiano la cessazione dell’attività, con evidenti gravi conseguenze anche sul piano occupazionale. Del resto, che la pandemia è tutt’altro che superata la testimoniano anche le 6mila nuove imprese in meno che il 2021 ha evidenziato fin qui in Toscana rispetto al 2019, senza dimenticare chi ha dovuto chiudere e la grande sofferenza per chi è rimasto aperto, e le difficoltà per avviare di questi tempi il lavoro imprenditoriale autonomo: un quadro che penalizza soprattutto giovani e donne”.