Sono i primi ad essere in trincea in questa guerra. Medici, infermieri, personale sanitario: ogni giorno in ospedale per combattere quel virus che ha bloccato le vite di tutti.
Anche l’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese è in prima linea contro il coronavirus, un periodo intenso per tutto il personale ma necessario per la salvaguardia della popolazione.
“Le nostre sono giornate ampie, intense – spiega il direttore generale dell’AOUS Valtere Giovannini – da settimane non è più un orario, è continuità assoluta. Ci sono giornate e notti intere passate in ospedale per cercare di essere comunque un unità, e forse questo senso di unione è la cosa più bella”.
“Abbiamo avuto anche diversi professionisti che sono rientrati – continua Giovannini – che hanno portato la loro esperienza e il loro amore per il nostro ospedale. Rientri che hanno fatto anche calore al cuore, hanno dimostrato coraggio, generosità, sentimenti che aiutano in questi momenti l’intero ospedale”.
La situazione a Siena è per ora quella attesa, con 30 malati nell’area Covid dell’ospedale, una “bolla” costruita appositamente per l’emergenza, impenetrabile sia verso l’esterno che verso l’interno.
“Siamo in equilibrio rispetto alle necessità che ha il nostro ospedale – spiega Giovannini – perché l’area covid ci ha consentito di trattenere i malati e quindi di non precipitare immediatamente ai ventilatori e alla terapia intensiva”. Un’intuizione importante, che ha permesso all’ospedale di risparmiare energie, non esporre i nostri malati a rischi, ma soprattutto di avere modalità di cura leggere.
Una modalità di azione diversa, preventiva, un modello Toscana che si sta diffondendo per la sua efficacia. “La Lombardia è “morta” su questo – spiega il direttore generale – quando non è stata più capace di accogliere i propri malati, quando ha dovuto scegliere se intubare un giovane o un anziano. Sono momenti drammatici, noi abbiamo scelto una strada diversa, loro non hanno avuto il tempo di organizzarsi”.
Una strada che continua ad allungarsi anche grazie all’istituzione a livello regionale degli alberghi sanitari, strutture che permetteranno una stratificazione per gradi di gravità che consentirà di non avere un’onda d’urto come in Lombardia, tutta portata sull’ospedale. “Sono luoghi nei quali noi mettiamo sotto controllo sanitario pazienti guariti ma ancora infettanti, dove potranno soggiornare senza arrecare rischio alle famiglie”.
Una vicenda, questa lotta al virus, che avrà sicuramente un impatto forte in ognuno di noi. Ci ha unito, come solo i periodi più difficili sanno fare, perché è nei momenti di crisi che la comunità viene fuori come un tutt’uno, un’unica voce, un unico grido di unione.
“Non saremo più come eravamo prima, non ci ricorderemo nemmeno più come eravamo – conclude Giovannini – Questa storia ha creato una solidarietà che credo sarà il valore più bello che questa avventura ci lascerà. Sappiamo che dal nostro comportamento dipende la vita dell’altro. Oggi abbiamo capito che cos’è la solidarietà, e forse domani saremo capaci di realizzarla”.