La Cgil di Siena ha riunito le proprie categorie sindacali dei lavoratori per fare il punto sulla situazione nei luoghi di lavoro dal punto di vista della salute e sicurezza in materia di Covid-19. La nota del sindacato:
“Questa nuova ondata, che doveva cogliere tutti più preparati e in grado di reagire efficacemente arginando i contagi, è arrivata come uno tsunami anche sul nostro territorio. Nel confronto sono emerse situazioni di criticità dovute a veri e propri vuoti normativi che vanno immediatamente recuperati perchè stanno lasciando senza copertura e protezione alcune tipologie di lavoratori e lavoratrici. Non è raro venire a conoscenza di dipendenti e autonomi che per paura di rimanere a casa, di dover chiudere l’attività, di rimanere senza copertura economica, omettono di comunicare di essere venuti a contatto con positivi o, peggio, di avere sintomi del COVID”.
“Oltre ad un sistema di ammortizzatori sociali efficace nell’erogazione ed universale nella copertura che dia quel minimo di sicurezza economica, è indispensabile una efficiente organizzazione sanitaria sul territorio in grado di tenere sotto controllo le catene di contagio onde evitare che la paura di perdere il lavoro si sostituisca al rispetto delle regole ed alla tutela della salute di tutta la collettività. Invece lo smarrimento è la condizione ormai più diffusa: il tracciamento definito dalla normativa nazionale e regionale si ferma a chi è venuto a contatto con un positivo e non coinvolge, ad esempio, i suoi familiari o i suoi collaboratori stretti. Si verifica quindi che i familiari del soggetto in quarantena non siano coperti da nessun tipo di provvedimento di isolamento e continuino a condurre la propria vita, i propri spostamenti e le proprie frequentazioni nei soli limiti imposti a tutti dal DPCM”.
“I cosiddetti “lavoratori fragili” ovvero coloro che sono particolarmente esposti al rischio COVID per via di situazioni sanitarie pregresse, che non possono svolgere il proprio lavoro con modalità a distanza, non sono coperti da nessuna normativa che li tuteli. Si ricorre perciò a ferie, permessi retribuiti e non, aspettative che hanno il solo disperato obiettivo di salvare il posto di lavoro almeno finchè ci sarà il blocco dei licenziamenti. E poi ci sono i lavoratori che sono fragili per tipologia di contratto, come ad esempio i somministrati o i lavoratori in appalto che troppo spesso si trovano ai margini di tutele già parziali”.
“La malattia da Coronavirus sta conoscendo una diffusione molto ampia e i suoi effetti a lungo termine sono emersi solo in parte. Come CGIL ci preoccupa molto questo aspetto che rappresenta un’incognita sul futuro dei lavoratori: non sappiamo quali rischi di lungo periodo comporti e quali conseguenze abbia sulle capacità fisiche e quindi sull’abilità stessa al lavoro delle persone. I lavoratori devono poi sapere che le inadempienze da parte dei datori vanno segnalate e che e’ un loro diritto denunciare come infortunio sul lavoro il contagio da COVID; salute e lavoro non sono mai alternativi l’una all’altro, ma sono le facce di una stessa medaglia, non accetteremo mai il macabro ricatto “o si muore di virus o di fame”.
“Le aziende e le Associazioni Datoriali del territorio si confrontino con le Organizzazioni Sindacali, serve riaprire un dialogo sui protocolli condivisi anti contagio che in gran parte ci è stato stato rifiutato e trovare accordi che tutelino la salute dei lavoratori con il loro coinvolgimento per il proseguo delle attività produttive in sicurezza. Solo attraverso la tutela della salute, un rigoroso rispetto delle regole e una solida struttura di coperture sanitarie, economiche e sociali si può salvaguardare il lavoro di tutti”.