In risposta all’emergenza pandemica, si apre domani, giovedì 11 novembre, a Roma il meeting di avvio del progetto EuCARE (European Cohorts of Patients and Schools to Advance Response to Epidemics), finanziato dalla Commissione europea con 10 milioni di euro nell’ambito del programma Horizon Europe.
EuCARE riunisce 18 partner in vari paesi europei (Belgio, Georgia, Germania, Inghilterra, Israele, Italia, Lituania, Portogallo, Svezia) e si avvale della collaborazione di vari enti in paesi extraeuropei (Messico, Kenya, Vietnam, Russia). L’Università di Siena partecipa con il Dipartimento di Biotecnologie mediche, in particolare con il professor Maurizio Zazzi e i ricercatori Francesco Saladini e Ilaria Vicenti, e come partner e cofondatore del Network EuResist, coordinatore del progetto.
Il progetto mira a definire l’impatto delle varianti di SARS-CoV-2 sull’efficacia dei vari vaccini e delle misure di contenimento adottate nei diversi paesi o in diversi momenti nonché sull’affidabilità dei test diagnostici. Per raggiungere gli scopi prefissati sono previste diverse coorti cliniche per seguire in modo prospettico l’andamento clinico delle infezioni, le complicanze a lungo termine, le reinfezioni nei vaccinati, la diffusione dei nuovi casi nella comunità scolastica, il tutto in relazione alle varianti virali finora note e a quelle future. Le competenze messe in campo in questo lavoro includono non solo la parte clinica, virologica e immunologica ma anche esperti di intelligenza artificiale in grado di derivare modelli predittivi dell’andamento della pandemia sulla base della grande mole di dati che il progetto andrà a realizzare nel corso dei tre anni di attività.
Oltre all’Università di Siena, in Italia il progetto coinvolge l’Università di Tor Vergata (Unitov), l’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo), l’istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani (Inmi) e l’Azienda socio-sanitaria territoriale Santi Paolo e Carlo (Asstspc).
“Grazie alla vaccinazione estesa – spiega Francesca Incardona, Ceo di EuResist Network e coordinatore del progetto – in Italia e in Europa l’epidemia di COVID-19 è al momento sotto controllo ma lo scenario è ancora insidioso, soprattutto la possibile ulteriore evoluzione del virus verso forme più difficili da combattere, in particolare nelle aree a minor tasso di vaccinazione. Siamo molto onorati dell’incarico e della responsabilità che la Commissione Europea ha affidato a questo consorzio e al suo programma di ricerca. L’intera società ha sofferto molto la pandemia. L’impatto sulle scuole è stato forse sottovalutato – prosegue Incardona – per questo il nostro progetto coinvolgerà oltre 25mila studenti di scuole che operano in vari contesti socio-economici e si avvarrà anche della collaborazione con l’ente europeo di coordinamento delle unioni studentesche”.
“Valuteremo anche gli aspetti psicologici delle misure di contenimento nelle scolaresche – aggiunge Sara Gandini, epidemiologa allo Ieo.
Un tema di grande interesse sono le complicanze persistenti della malattia. “Circa il 10% della popolazione che si infetta fra i 18 e i 59 anni sviluppa sintomi che permangono per mesi, il cosiddetto long COVID, e la percentuale aumenta con l’età – dichiara Antonella D’Arminio Monforte, direttore della Clinica di Malattie infettive e tropicali in Asstspc. In questo progetto cercheremo di definire quali sono i fattori di rischio per le varie tipologie di conseguenze a lungo termine, anche in relazione alle varianti virali”.
Il professor Maurizio Zazzi dell’Università di Siena avrà invece la responsabilità di coordinare tutte le attività di laboratorio connesse al progetto. “Si tratterà di un sistema di servizi distribuiti per l’analisi avanzata della risposta dell’organismo all’infezione naturale e alla vaccinazione nel contesto della circolazione dinamica delle varianti caratterizzate a oggi e soprattutto di quelle emergenti, un tema verso il quale dobbiamo mantenere alto il livello di sorveglianza”, spiega il professor Zazzi. “Per questo siamo pronti alla caratterizzazione ad alta risoluzione delle varianti virali che il progetto potrà raccogliere dai casi che si verificano nei tanti paesi partecipanti al progetto”, aggiunge Francesca Ceccherini Silberstein, docente di di Microbiologia a Unitov.
L’infrastruttura dei servizi di laboratorio e della raccolta ed elaborazione dati disegnata in EuCARE si configura non solo come risposta all’attuale pandemia ma anche come base di lavoro pronta a reagire nei confronti di eventuali prossime epidemie.