Covid: studio Università di Siena, virus già in circolo in Italia da settembre 2019

Lo conferma uno studio dell'ateneo senese con l'istituto tumori di Milano attraverso l'analisi dei campioni delle persone che avevano partecipato agli screening per il tumore al polmone

Di Redazione | 15 Novembre 2020 alle 14:31

Il coronavirus era già in circolo in Italia dal settembre 2019, ben prima che scoppiasse l’emergenza mondiale. Lo conferma uno studio effettuato dall’istituto dei tumori di Milano e dall’Università di Siena, pubblicato sulla rivista Tumori Journal, firmato dal direttore scientifico Giovanni Apolone.

Dallo studio emerge – attraverso l’analisi di 959 campioni, asintomatici, di persone che avevano partecipato agli screening per il tumore al polmone tra settembre 2019 e marzo 2020 –  che l’11,6% di queste presentavano gli anticorpi al covid, di cui il 14% già a settembre 2019 e  il 30% nella seconda settimana di febbraio 2020. Il 53,2% delle 111 persone proveniva dalla Lombardia.

“A settembre 2019 – spiega il direttore Apolone all’Ansa – il Sars-Cov-2 era presente nei campioni di pazienti residenti in 5 regioni diverse, Veneto, Emilia-Romagna, Liguria, Lombardia e Lazio. Nell’analisi complessiva dei campioni da settembre a marzo i test sierologici ci hanno mostrato la presenza di almeno un caso positivo in 13 regioni, Valle d’Aosta, Lombardia, Veneto, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna. Le analisi condotte dai colleghi dell’università di Siena, che hanno lavorato con noi – continua – hanno identificato la presenza di anticorpi neutralizzanti in vivo, cioè ancora capaci di uccidere il virus, in 6 persone su 111, di cui 4 già a ottobre”.

“Lo studio – continua – mostra un’inaspettata circolazione molto precoce di Sars-Cov-2 tra individui asintomatici in Italia diversi mesi prima dell’identificazione del primo paziente, e chiarisce l’insorgenza e la diffusione della pandemia di malattia da coronavirus. L’indagine  dunque – conclude – potrebbe rimodellare la storia del Covid-19”.

 



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