Queste prime settimane del 2025 sono state niente rispetto a quello che dovrà ancora venire. Sta arrivando, infatti, sulla nostra Penisola La Niña. Si tratta di un fenomeno caratterizzato da un raffreddamento anomalo delle acque superficiali nell’Oceano Pacifico equatoriale, ovvero l’arrivo di masse di aria fredda sull’Italia. Per l’ex Rettore e professore di Ecologia all’Università di Siena Silvano Focardi, intervistato durante Buongiorno Siena, si tratta di “un ritorno all’inverno tradizionale”. Le temperature potrebbero quindi subire un brusco calo. I valori, infatti, saranno più in linea con le medie stagionali o addirittura inferiori. Queste dinamiche potrebbero inoltre innescare nevicate a quote relativamente basse, coinvolgendo anche le aree pianeggianti. Le prossime settimane rappresentano un periodo cruciale per il meteo in Italia, tra possibili ritorni di gelo e nevicate in arrivo.
Ma cos’è La Niña? “Il termine Niña si riferisce al raffreddamento delle temperature superficiali dell’Oceano Pacifico equatoriale, nelle aree centrale e orientale – spiega Focardi – . Questa fase determina cambiamenti nella circolazione atmosferica tropicale, nei venti, nella pressione e nelle precipitazioni. In generale, La Niña produce impatti climatici su larga scala opposti al Niño, soprattutto nelle regioni tropicali. Il monitoraggio delle fasi del fenomeno ENSO si basa sui valori dell’Oceanic Niño Index, che viene determinato in base alle variazioni delle temperature superficiali del mare (Sea Surface Temperatures), calcolate rispetto a un periodo base di 30 anni. Quando l’Oceanic Niño Index supera le soglie predefinite nelle acque delle regioni centrale e orientale del Pacifico equatoriale (> 0,5°C) si produce la fase del Niño che porta all’indebolimento dei venti orientali, per cui le grandi perturbazioni si dirigono verso le coste delle Americhe. Il ritorno della Niña sta aumentando l’ingresso di perturbazioni atlantiche nel Mediterraneo. L’inizio del 2025 è infatti caratterizzato da abbondanti nevicate, con fenomeni più marcati sulle regioni settentrionali e appenniniche. Queste condizioni climatiche potrebbero essere potenziate da un veloce aumento delle temperature nella stratosfera sopra al Polo Nord (stratwarming) che indebolirebbe il vortice polare, favorendo la discesa di masse d’aria fredda verso il Mediterraneo e quindi anche verso l’Italia. Un ritorno all’inverno tradizionale.