La Regione mette a disposizione delle Asl oltre un milione e 577 mila euro per la rete toscana dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione e programmare insieme interventi a livello di area vasta, coinvolgendo le aziende ospedaliero-universitarie senese, pisana e a Firenze l’azienda di Careggi e il Meyer, per i bambini e i ragazzi.
“Si tratta di disturbi che hanno a che fare con la sfera più ampia della salute mentale, un fronte su cui la Toscana da tempo spende energie ed attenzione – spiega l’assessore al diritto alla salute Simone Bezzini, che ha presentato la delibera in giunta – I numeri ci dicono che negli ultimi anni stanno interessando fasce di età sempre più ampie ed è importante lavorare in squadra, potenziando l’offerta di trattamenti psicologici e psichiatrici in tutto il territorio”.
L’8 per cento delle donne si trova nell’arco della propria vita ad affrontare problemi alimentari. Patologie di lungo corso, con costi per singoli e collettività enormi. Ma non si tratta oramai più di un problema solo al femminile: i casi crescono anche nella popolazione maschile, confermato anche da un incremento degli accessi al pronto soccorso. Da un’indagine del 2022, realizzata dall’Agenzia regionale per la sanità della Toscana, emerge che la quota di adolescenti tra 14 e 19 anni a rischio è aumentata rispetto al 2018: 143 ragazze e ragazzi, tra i dieci e i diciassette anni, sono stati ricoverati tra il 2020 e il 2022 in ospedale.
Anoressia e bulimia sono autentici drammi per chi le vive e per le famiglie di chi è vittima. Servono spesso approcci multidisciplinari e personalizzati per uscirne e che il ‘fare squadra’, la collaborazione e il coordinamento tra strutture diverse portino sempre ad ottimi risultati lo dimostra anche l’esempio dell’impegno congiunto portato avanti da anni dalla Asl Toscana Centro e dall’Azienda ospedaliero universitaria di Careggi.
Un recente studio scientifico, pubblicato sulla rivista Acta Psychiatrica Scandinavica (leggi qui l’articolo: https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/acps.13487) attesta infatti l’azzeramento della mortalità sul campione di 1277 donne seguite tra il 1994 e il 2018: nessun suicidio, nessun decesso legato a complicanze derivate dai disturbi alimentari e un tasso di remissione dei sintomi, a distanza di venti anni dalla presa in carico, tra il 40 e il 50 per cento. Numeri decisamente migliori rispetto a quelli certificati dalla letteratura medica, che confermano l’impegno della Toscana su questo tema.