L’export dell’agroalimentare italiano verso gli Stati Uniti vale circa 8 miliardi di euro, un dato che lo rende uno dei settori più colpiti dai dazi annunciati ieri dal presidente Donald Trump. Il 20% sui prodotti made in Italy ed un attacco alle eccellenze del nostro Paese. Tra i prodotti che più sono esportati negli Stati Uniti la metà è rappresentata da: vino (2 miliardi), olio (quasi 1 miliardo), pasta (1 miliardo) e formaggi (550 milioni).
“Quello che abbiamo notato nel report americano è un attacco al sistema della qualità europea e al nuovo regolamento dop e igp, visto come nemico degli Stati Uniti. C’è preoccupazione sui dazi e sulla messa in discussione del sistema. Secondo Trump tutti possono fare Chianti e Brunello”, afferma Mauro Rosati, direttore Qualivita.
E’ il mondo del vino il più colpito dai nuovi rapporti con gli Stati Uniti, primo paese per l’esportazione delle grandi denominazioni Italiane con quasi 2 miliardi di euro fatturati nel 2024.
“Difficile fare una stima dei numeri, perché i vini sono stati già spediti in America vedremo i numeri per capire il danno, ma serve a poco. L’importante è lavorare per risolvere la situazione”, spiega Fabrizio Bindocci, presidente del consorzio del vino brunello di Montalcino.
Il mondo dell’agroalimentare adesso chiede un intervento da parte delle istituzioni per trovare un accordo che possa limitare i danni. “La politica deve lavorare, se poi l’accordo non ci sarà i dazi verranno accollati tra produttore e importatore e andiamo avanti. È un mercato troppo importante, che non ci possiamo permettere il lusso di perdere”, conclude Bindocci.