Aveva circa quaranta anni il delfino maschio lungo oltre tre metri, ritrovato senza vita e in avanzato stato di decomposizione sulle spiagge di Follonica. Per recuperarlo i ricercatori dell’università di Siena si sono avvalsi dell’aiuto delle squadre dei vigili del fuoco di Grosseto. L’animale di dimensioni eccezionali è stato portato nei laboratori dell’Accademia dei Fisiocritici per la dissezione. Impossibile fare una necroscopia proprio per l’avanzato stadio di decomposizione, quindi la veterinaria dell’Istituto Zooprofilattico di Pisa Giuliana Terracciano, ha dovuto rinunciare. Dal suo corpo però potranno esser scoperte molte cose. E’ stato recuperato nell’ambito dell’accordo tra Università e Regione Toscana per il recupero di cetacei quindi delfini e balene, squali, tartarughe marine, sia vivi che morti. Questo vecchio delfino potrà raccontare molto del nostro mare ai ricercatori dell’università di Siena.
“Si tratta di un animale in buono stato di salute perché il pannicolo adiposo era ben spesso – ha spiegato Letizia Marsili ordinaria di Ecologia all’Università di Siena – Ma aveva lo stomaco completamente vuoto e quindi si presume che non si alimentasse da diversi giorni. Aveva due cime avvinghiate al corpo, una dalla parte della testa e l’altra sulla coda, è evidente che abbia avuto un incontro con il mondo della pesca”.
La pesca è uno dei rischi mortali che corrono i delfini. L’università ha messo in piedi da anni un progetto “Life Delphi”che prevede dei segnalatori sonori che, messi sulle reti, impediscono ai delfini di rimanerci impigliati.
Il delfino potrà raccontare molto anche delle contaminazioni.
“Sarà una sentinella molto importante del nostro mare, perché è un predatore terminale e nel suo pannicolo adiposo troveremo la storia di tutto quello che c’è nel bacino del mediterraneo. Ci aspettiamo livelli elevati di contaminanti come il vecchio Ddt ma anche altri, e poi micro plastiche soprattutto nello stomaco e nell’intestino. Lo stomaco verrà analizzato dall’Arpat mentre l’intestino verrà esaminato dai colleghi dell’università di Siena”.