Commentavano le notizie uscite sui giornali sulla vicenda e lei era preoccupata di essere controllata: da una telefonata intercettata gli investigatori nelle prime fasi dell’indagine hanno intuito il coinvolgimento dei due ucraini, zio di 39 anni e nipote di 25, oggi a processo per omicidio volontario premeditato, nel delitto della signora Annamaria Burrini, 81 anni, strangolata e rapinata nella sua casa in largo Sassetta lo scorso 26 settembre 2022.
La circostanza emerge dalla deposizione resa oggi in aula davanti alla Corte di Assise di Riccardo Signorelli, dirigente della Squadra Mobile di Siena che ha condotto l’indagine, coordinata dalla Procura di Siena, sul brutale assassinio. Sempre nella stessa intercettazione, come riportato dal testimone, lo zio suggeriva alla giovane di fuggire in treno non verso Firenze, ma verso Empoli. Una telefonata che ha fatto accendere più di una lampadina nella testa degli inquirenti che hanno subito battuto la pista del denaro una volta appreso che la signora teneva in casa una grossa somma di denaro, circa 80mila euro, e che tale informazione era arrivata da terzi ai due imputati.
Signorelli ha spiegato in aula davanti al collegio giudicante e ai giudici popolari, che le conclusioni investigative hanno portato a ipotizzare che i due ucraini si fossero avvicinati alla signora, di cui lo zio era stato inquilino, con uno stratagemma, ovvero fingere interesse per l’acquisto di un fondo di sua proprietà. Una volta saliti in casa, avrebbero iniettato un sonnifero, “Dimedrol” acquistabile solo in Ucraina, in un succo di frutta di cui andava golosa la signora, ma qualcosa non sarebbe andato secondo i piani. La donna, come poi ricostruito, è stata così strangolata con un laccio di scarpa, mai rinvenuto, e riposta nella sua camera da letto, chiusa a chiave. Signorelli ha riferito di aver trovato una stanza completamente sottosopra, con la Burrini supina nel letto, e con segni di strangolamento sotto il mento.
C.C