La disparità di genere è un problema strutturale di tutte le società ed è rappresentata in molte sfaccettature. Una di queste è la disuguaglianza tra uomini e donne nel mondo del lavoro, che si tratti dell’accesso all’impiego o delle sue condizioni. Ma il divario di genere è ancora molto presente anche in ambiti sociali e quotidiani, soprattutto se si è genitori come ha sottolineato la Segretaria Generale della CGIL di Siena Alice D’Ercole durante una iniziativa sulla violenza economica sulle donne, che ha voluto criticare aspramente le misure introdotte dal Governo nella Legge di Bilancio 2025.
“Quello di cui ci sarebbe bisogno non è quello che ritroviamo nella Legge di Bilancio – commenta Alice D’Ercole, Segretaria Generale della CGIL di Siena -. Non basta un bonus natalità, non basta l’incremento all’80% del secondo mese di maternità, ci vogliono i congedi parentali, ci vuole il passaggio ad un’idea di genitorialità in cui appunto ci siano congedi parentali condivisi e paritari. Ci vogliono servizi per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, come gli asili nido. In Toscana è stato fatto un importante passo avanti con il progetto “Nidi Gratis” che però dovrebbe diventare una politica strutturale di questo Paese, perché dovrebbero essere servizi essenziali”.
Garantire pari opportunità di crescita e di carriera, evitare qualsiasi disparità di trattamento a seconda del genere, promuovere una cultura gender inclusive, sono solo alcune delle attenzioni che possono aiutare a raggiungere la completa parità di genere in ambiti lavorativi. Ma servono anche i sostegni e i servizi che lo Stato deve garantire ad una lavoratrice che purtroppo ancora oggi culturalmente si vede sobbarcata di tanti doveri. Non si tratta di un fattore prettamente idealistico ma la parità di genere si ripercuote anche sullo stato di salute economica di un Paese.
“Questo è purtroppo un dramma che ci consegna un Paese che non solo è diseguale fra uomini e donne – ribatte Alice D’Ercole -, ma, come ci dice la Banca Mondiale e come ci dice l’Unione Europea: un Paese che non coglie l’opportunità dell’importanza del lavoro femminile perde anche in termini di PIL e di produttività del Paese stesso. Quindi è un elemento di giustizia sociale, ma è anche un elemento di crescita, di sviluppo per il Paese e per il nostro territorio”.