“Il governo intervenga subito per evitare il precariato a vita di decine di migliaia di insegnanti”
Liberi e Uguali ha detto la sua sul caso degli insegnanti di formazione scuola magistrale diplomati entro il 2001-02 tagliati fuori dalle graduatorie:
“Un altro caso di malgoverno che, perdurando da anni, ha lasciato un vuoto ora riempito da una sentenza del Consiglio di Stato che condanna all’inferno del precariato a vita maestre e maestri che dal 2002 circa insegnano nelle nostre scuole del primo ciclo (infanzia e primaria). Una nuova scure sul tessuto più importante del lavoro del nostro Paese: quello che si occupa dei bambini e dunque dei cittadini del futuro. Sempre la scuola, già, che ora vive un nuovo incubo fatto di diseguaglianza e di lotta fra poveri. Fra maestre che insegnano da oltre 10-15 anni occupando i posti vuoti (ultimi concorsi 1999 e 2014) o facendo supplenze continue per i casi di malattia e gravidanza, e neo-maestre laureate.
La storia è questa: dal 2002 il diploma dell’istituto magistrale non è più sufficiente per avere l’abilitazione all’insegnamento, occorre la laurea in scienze della formazione. Ma i diplomati negli anni precedenti dovrebbero essere fatti salvi. E così succede per la scuola secondaria. Nella scuola dell’infanzia e primaria queste maestre e maestri vengono inseriti “provvisoriamente” nelle graduatorie a esaurimento in attesa di avere il ruolo definitivo. Cioè di vedere loro riconosciuto quel diritto al lavoro non precario che di fatto hanno guadagnato con anni e anni di insegnamento, unito in molti casi al conseguimento di una laurea (perlopiù lettere) che però non è quella voluta dalla norma; un insegnamento ultra decennale spesso segnato dal sacrificio quotidiano di spostamenti che a volte raggiungono i 100km al giorno. Ma non è così, i governi passano, il ministero dell’istruzione non colma quel vuoto normativo e, ora, ci pensa, purtroppo, il Consiglio di Stato, che peraltro smentisce diverse sentenze che invece avevano detto sì all’inserimento nelle graduatorie a esaurimento.
Un altro schiaffo a chi dedica la propria vita lavorativa alla scuola pubblica, uno schiaffo al lavoro e al principio di uguaglianza. Questa protesta è sacrosanta e ci auguriamo venga ascoltata seriamente dal Ministero ponendo fine a questa inaccettabile ingiustizia per molte migliaia di persone in Italia di cui circa 500 nella nostra Provincia”.