Alla vigilia del voto sulla proposta di legge regionale “Liberi Subito”, promossa dall’Associazione Luca Coscioni (che arriverà in consiglio regionale lunedì 10 febbraio, ndr), Laura Santi, 50enne perugina affetta da sclerosi multipla, ormai conosciuta a livello nazionale per la sua battaglia sul tema, rivolge un appello ai consiglieri toscani: “Oggi voglio pensare alla Toscana e voglio anche rassicurarvi su un altro punto, onorevoli consiglieri: io sono già in cure palliative. Un buon percorso di cure palliative, una buona presa in carico del malato integrata da parte del sistema sanitario nazionale non esclude una buona legge sul fine vita, le due cose non confliggono. State tranquilli di approvare una legge, fatelo senza esitazioni, fatelo senza dilemmi, senza timori, perché aumentare l’esercizio e il godimento di un diritto che, ripeto, già c’è non dà nessuna libertà arbitraria, non porta nessuna deriva, come a volte si sente dire, fa sentire le persone meno sole e meno abbandonate. Vi prego di non voltarvi dall’altra parte, perché se vi voltate dall’altra parte quei malati là continuano a esistere, continuano a soffrire e sono soli e abbandonati. Mettetevi nei loro panni, vi prego, vi prego, mettetevi nei loro panni e rendeteli liberi di essere padroni della propria esistenza, per quanto questo è doloroso, ma questo non elimina la malattia, non elimina il dolore, quello c’è, rendetevi liberi di decidere se e quando porre fine alle proprie sofferenze con dei tempi certi, con delle modalità esecutive certe. In mancanza di esse, questo diritto già esistente, grazie alla Corte costituzionale, diventa un’incognita, diventa un percorso a ostacoli burocratici. Io non voglio che per i miei compagni di malattia, o anche altri nella Regione Toscana, ci sia un percorso a ostacoli, perché non deve essere questo. Vi ringrazio tanto perché so che oggi voterete nel migliore dei modi per rispettare i malati e le loro scelte dall’inizio alla fine”.
Laura Santi, affetta da una forma progressiva e avanzata di sclerosi multipla, ha avuto il via libera dalla sua ASL di riferimento per l’accesso al suicidio assistito, dopo due anni dalla sua richiesta, due denunce, due diffide, un ricorso d’urgenza e un reclamo per ottenere una risposta da parte della azienda sanitaria umbra. L’iter, tuttavia, non è ancora concluso perché è ancora in attesa di conoscere modalità di esecuzione della sua volontà e manca l’individuazione del farmaco.
La Toscana potrebbe essere la prima Regione ad approvare una legge regionale sul fine vita.
“Liberi Subito” è infatti stata depositata e rinviata in commissione, quindi al momento affossata, in 5 regioni (Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Lombardia), in altre 5 Regioni è stata depositata ed è in attesa dell’avvio iter (Valle D’Aosta, Lazio, Campania, Sardegna, Abruzzo). In 2 regioni è stata depositata ma col cambio legislatura occorre iniziare nuovamente l’iter (Umbria e Basilicata). In 4 regioni sono state depositate proposte simili a Liberi Subito (Calabria, Puglia, Marche, Sicilia)
In Toscana al momento sono 2 le persone che l’Associazione Luca Coscioni sta seguendo nell’iter per l’accesso al suicidio medicalmente assisitto.
Si tratta di due donne, una affetta da una malattia polmonare e l’altra da sclerosi multipla: per entrambe il Servizio sanitario nazionale dopo mesi di verifiche hanno confermato il possesso di tutti e 4 i requisiti previsti dalla sentenza “Cappato-DJ Fabo” della Corte costituzionale per poter accedere legalmente al “suicidio assistito” in Italia ma non possono completare l’iter perché le aziende sanitarie si rifiutano di fornire il farmaco e la strumentazione necessaria all’autosomministrazione, lasciando come unica possibilità quella di rivolgersi alla sanità privata ove sarà possibile.
APPROFONDIMENTO:
LIBERI SUBITO
LA CAMPAGNA DI PROPOSTE DI INIZIATIVA POPOLARE PER LEGGI REGIONALI
La sentenza 242/2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato/Antoniani, garantisce l’accesso all’aiuto alla morte volontaria, il cosiddetto “suicidio assistito” nel nostro Paese, individuando determinate condizioni per la persona malata che ne faccia richiesta che devono essere verificate dal SSN.
Il Servizio Sanitario però non garantisce tempi certi per effettuare le verifiche e rispondere alle persone malate che hanno diritto di porre fine alla propria vita. Per questo motivo, nel rispetto delle competenze regionali, l’Associazione Luca Coscioni ha promosso a livello nazionale la campagna “Liberi Subito” con raccolta firme per proposte di legge regionali che garantiscano il percorso di richiesta di suicidio medicalmente assistito e i controlli necessari in tempi certi, adeguati e definiti.
LE REGIONI COINVOLTE DALLA PROPOSTA DI LEGGE SUL FINE VITA
1 In discussione: Toscana
5 Rinviate in commissione: FVG, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Lombardia
5 Depositata in attesa di inizio iter: Valle D’Aosta, Lazio, Campania, Sardegna, Abruzzo
4 Depositate proposte simili a Liberi Subito: Calabria, Puglia, Marche, Sicilia
2 Regioni in cui era stata depositata ma col cambio legislatura occorre iniziare nuovamente l’iter: Umbria e Basilicata
IL CASO “MASSIMILIANO”
Il caso di Massimiliano (MIB), 44enne toscano di San Vincenzo (Livorno), tornerà davanti alla Giudice per le indagini preliminari (GIP) il 12 marzo dopo la sentenza della Corte costituzionale dello scorso luglio, chiamata a esprimersi proprio dal Tribunale di Firenze. La Corte, con la sentenza 135/24, aveva ampliato la portata del requisito del “trattamento di sostegno vitale” includendo tutte quelle procedure che, indipendentemente dal loro grado di complessità tecnica e di invasività, sono normalmente compiute da familiari o caregiver.
Massimiliano, affetto da sclerosi multipla, fu aiutato da Marco Cappato, Chiara Lalli e Felicetta Maltese ad andare in Svizzera per poter ricorrere al suicidio assistito. Ora la GIP dovrà decidere se archiviare, disporre nuove indagini o disporre l’imputazione coatta.
L’ACCESSO ALLA MORTE VOLONTARIA ASSISTITA IN ITALIA
In assenza di una legge nazionale che regolamenti l’aiuto alla morte volontaria, ovvero l’accesso al suicidio assistito, in Italia questa scelta di fine vita è normata dalla sentenza numero 242 del 2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato-Antoniani, che ha legalizzato l’accesso alla procedura ma solo a precise condizioni di salute delle persone.
La Consulta ha disposto, con una sentenza di incostituzionalità parziale dell’articolo 580 del codice penale, che la persona malata che vuole accedere all’aiuto alla morte volontaria (suicidio assistito) deve essere in possesso di determinati requisiti: deve essere capace di autodeterminarsi, essere affetta da patologia irreversibile, che tale patologia sia fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che la persona reputa intollerabili e che sia dipendente da trattamenti di sostegno vitale.
Questi requisiti, insieme alle modalità per procedere, devono essere verificati dal Servizio Sanitario Nazionale con le modalità previste dalla legge sulle Dat agli articoli 1 e 2 (Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento, 219/17), previo parere del comitato etico territorialmente competente.
L’azienda sanitaria deve inoltre verificare le modalità di esecuzione le quali dovranno essere evidentemente tali da evitare abusi in danno di persone vulnerabili, da garantire la dignità del paziente e da evitare al medesimo sofferenze.
Ai sensi della recente sentenza costituzionale n. 135 del 2024 la Consulta ha anche ampliato la portata del requisito del trattamento di sostegno vitale includendo tutte quelle procedure che, indipendentemente dal loro grado di complessità tecnica e di invasività, sono normalmente compiute da familiari o caregiver.
Ha inoltre affermato che il requisito del “trattamento di sostegno vitale” può dirsi soddisfatto anche quando non sia in esecuzione perché, legittimamente, rifiutato dalla persona malata.
“LIBERI SUBITO”
LA CAMPAGNA DI PROPOSTE DI INIZIATIVA POPOLARE O DEGLI ELETTI PER LEGGI REGIONALI
La sentenza 242/2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato/Antoniani, garantisce l’accesso all’aiuto alla morte volontaria, il cosiddetto “suicidio assistito” nel nostro Paese, individuando determinate condizioni per la persona malata che ne faccia richiesta che devono essere verificate dal SSN.
Il Servizio Sanitario però non garantisce tempi certi per effettuare le verifiche e rispondere alle persone malate che hanno diritto di porre fine alla propria vita. Per questo motivo, nel rispetto delle competenze regionali, l’Associazione Luca Coscioni ha promosso a livello nazionale la campagna “Liberi Subito” con raccolta firme per proposte di legge regionali che garantiscano il percorso di richiesta di suicidio medicalmente assistito e i controlli necessari in tempi certi, adeguati e definiti.
LE PERSONE CHE IL COLLEGIO LEGALE DELL’ASSOCIAZIONE LUCA COSCIONI STA SUPPORTANDO IN TOSCANA NEL’ITER PER L’ACCESSO AL SUICIDIO ASSISTITO
– Una donna, affetta da sclerosi multipla primariamente progressiva, ha fatto richiesta alla ASL. È stata visitata e ha ricevuto un parere negativo per il mancato soddisfacimento del requisito del trattamento di sostegno vitale, dovuto al rifiuto di posizionare la gastrostomia endoscopica percutanea (PEG). Tuttavia, il comitato etico ha espresso parere positivo. Alcuni membri della commissione medica hanno verbalizzato la loro posizione contraria. A seguito della sentenza costituzionale n. 135/2024 l’azienda sanitaria ha rivisto la propria posizione, riconoscendo alla signora tutti i requisiti.
– Una donna, affetta da broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), ha fatto richiesta di verifica delle proprie condizioni alla ASL. È stata visitata dalla commissione medica che, acquisito il parere favorevole del comitato etico, ha confermato la sussistenza di tutti i requisiti previsti dalla legge 242. Tuttavia, nella relazione finale non erano indicati il farmaco letale, il suo dosaggio e la metodica di autosomministrazione. Il 10 giugno è stata inviata alla ASL una lettera di messa in mora e diffida per chiedere la conclusione della procedura. In assenza di risposte positive, la persona ha fatto ricorso al competente Tribunale per chiedere la condanna dell’azienda sanitaria all’erogazione del farmaco e della strumentazione necessari all’autosomministrazione. Il procedimento è ancora in corso.