A sessant’anni dalla morte di Arturo Nannizzi (1877-1961) Accademia dei Fisiocritici e Università di Siena ricordano insieme l’insigne botanico e micologo senese che ha dato grandi contributi alla scienza, oggi più di ieri riconosciuti. La celebrazione avrà tre momenti a partire dalle ore 17 nell’aula magna dell’Accademia senese: la presentazione di un libro biografico, la dedica di una porzione di Orto Botanico e l’inaugurazione di una mostra.
Dopo i saluti istituzionali del presidente dell’Accademia Giuseppe Manganelli, del rettore Francesco Frati e del direttore del dipartimento di Scienze della Vita Luca Bini, sarà presentato il volume “La bellezza della scienza: Arturo Nannizzi, il signore delle erbe”, pubblicato dall’Accademia in coedizione con Betti editrice. Gli autori sono la pronipote dello studioso Marcella Cintorino e Paolo Leoncini. A dialogare con loro sarà il prof. Paolo Mazzarello, docente di Storia della Medicina all’Università di Pavia che ha studiato la cura con “l’erba della regina” ossia la belladonna a cui Nannizzi si dedicò a lungo con una missione perfino in Bulgaria su mandato della regina d’Italia Elena di Savoia. L’omonima mostra allestita nel seminterrato dell’Accademia sarà illustrata dalle curatrici Ilaria Bonini e Claudia Perini e subito dopo nell’attiguo Orto Botanico sarà scoperta la targa che dedica ad Arturo Nannizzi la collezione comunemente nota come “scuola”. Qui l’intervento di Davide Orsini, Direttore del SIMUS-Sistema Museale Universitario Senese e a seguire la visita alla mostra aperta ad ingresso libero fino al 20 ottobre nei seguenti orari: lunedì e venerdì 9.00-19.00, martedì, mercoledì, giovedì 9.00-15.00, sabato 14.00-19.00.
Dotato solo di licenza elementare ma di una smisurata passione per le piante, dedicò la sua vita all’Orto Botanico fin dal 1893, prima come volontario, poi come inserviente, custode e infine tecnico, fino ad assumerne addirittura la direzione. Da autodidatta condusse ricerche originali, alcune ritenute ancor oggi fondamentali per la tassonomia dei Dermatofiti, la cui importanza fu confermata però solo dopo la sua morte. Autore anche di poesie e di disegni, fu un assiduo divulgatore scientifico e pubblicò circa 500 lavori distinguendosi per la maestria con cui ne curava l’iconografia grazie alla sua notevole abilità di disegnatore.
Nell’Accademia fece rinascere la sezione agraria dotandola anche di un periodico annuale. Raggiunse grande fama anche per i suoi studi sulla coltivazione della belladonna dopo una missione in Bulgaria a lui affidata dalla regina Elena. Nonostante avesse conseguito nel 1927 la libera docenza in Micologia e fosse un apprezzato docente di Botanica farmaceutica, Nannizzi non riuscì mai a ottenere una cattedra universitaria. Nel 1954 Siena gli consegnò il Mangia d’argento e successivamente gli intitolò una via.