Il dramma della trentenne turista affogata nel fiume Elsa sabato 31 agosto ha scosso la comunità colligiana. Tutta la città ha manifestato cordoglio per la morte della donna, avvenuta in quel posto così tanto caro ai locali, chiamato il mare dei colligiani. Ma da quando veniva chiamato simpaticamente “Mare dei colligiani” ad ora che è diventato il “Mare di tutti”, sono passate delle ere geologiche. Il Parco Fluviale, post covid, ospita circa 60 mila persone all’anno. Siamo perfettamente nel range di quello che viene definito overtourism.
Ci sarebbe da capire quanto è sostenibile per il Parco, anche alla luce di flora e fauna così ricche, reggere questi numeri. Tuttavia questa è un’altra tematica rispetto alla sicurezza. Subito dopo la morte della ragazza, oltre al cordoglio, il tam tam dei social ha visto il proliferare di commenti riguardanti proprio il tema della sicurezza. C’è chi invoca il divieto di balneazione, c’è chi chiede i controlli dei vigili, la presenza dei bagnini o consiglia altro. La ragazza è stata risucchiata dalla acque all’altezza delle “Gore Rotte”, dove il colore è incantevolmente turchese, ma inganna; perché il fondale non si vede. In altre parti del fiume invece le correnti sono meno forti e l’acqua bassa e pulita permette di vedere il fondo. Queste differenze morfologiche in vari tratti potrebbero indurre a rivedere dover poter fare il bagno oppure no. Dato che al momento non vige nessun divieto di balneazione. Comunque la soluzione non è facile da trovare e va ponderata, di fatto il sindaco Piero Pii entro la fine di ottobre ha assicurato di parlarne in Consiglio Comunale, coinvolgendo cittadini, associazioni ambientalistiche, comitati tecnico-scientifici per dare un nuovo regolamento al Parco Fluviale colligiano, un gioiello della natura quasi unico nel suo genere.