Fari sempre puntati sul futuro della banca Mps, fondamentale asset per la vita del territorio senese. Finite le festività natalizie, riprendono le manovre della politica locale per tentare di salvaguardare l’incolumità dell’economia e dell’occupazione locale, alla luce delle mosse che riguardano il destino dell’istituto di credito, che rimane incerto anche dopo l’ok del CDA al piano strategico. Il tempo stringe e la possibilità di una fusione si fa sempre più concreta. Siena vuole garanzie precise a tutela del territorio e dei lavoratori.
Nel corso del Consiglio comunale di oggi in corso di svolgimento al Santa Maria della Scala, sala Italo Calvino, il sindaco Luigi De Mossi ha preso la parola per comunicare che domani il Comune, insieme alla Provincia, si recherà a Roma al Mef per discutere delle istanze territoriali in ordine agli scenari in campo, ricordando di essersi già attivato da tempo con Fondazione Mps per sollecitare una richiesta di risarcimento danni da 3.8 miliardi di euro a seguito degli aumenti di capitale 2008-2011: “Siamo già stati convocati dal Ministero, che voleva valutare le posizioni del territorio – spiega il sindaco – e c’è stata anche una videocall con Regione e Provincia. Domani torniamo a Roma, poi una volta fatto il punto della situazione intendiamo convocare un Consiglio comunale ad hoc su Mps, per ascoltare tutte le posizioni. I temi sollevati sono: mantenimento direzione generale, livelli occupazionali, territorialità, e brand Mps, un aspetto certo molto importante”.
“Le idee del Mef per adesso non ci hanno orientato verso una soluzione – sottolinea de Mossi – ci sono varie possibilità, dalla ricapitalizzazione di Fondazione Mps, passando dalla costruzione di una banca regionale, ipotesi che non scalda però la BCE che ha altri orientamenti, fino allo scambio tra la minacciata richiesta di danni e le azioni. È una partita complessa sia dal punto di vista tecnico che politico, ma faremo di tutto, senza falsi miti o illusioni – assicura il sindaco concludendo – per salvare il nome della banca, che sarebbe a rischio con la fusione, e tutelare l’occupazione e la territorialità. Siamo all’ultima spiaggia”.