Fermare i tagli all’università previsti nella legge di bilancio. È il grido d’allarme lanciato da oltre 200 rappresentanti delle 122 società scientifiche firmatarie dell’appello sui «rischi di ridimensionamento dell’università e della ricerca». Sul tema si è tenuto un confronto proprio all’università per stranieri di Siena per riflettere su rischi attuali, misure urgenti, proposte e soluzioni per garantire la qualità della ricerca e dell’insegnamento.
“Per l’università italiana nel complesso il rischio è che la testa venga spaccata – ha detto il Rettore di Unistrasi Tomaso Montanari -. Manca al bilancio di tutto il sistema universitario una cifra che si aggira tra il cinque e l’otto per 100. Noi, come Stranieri di Siena, siamo piccoli e abbiamo per fortuna la capacità di avere proventi nostri esterni, per cui da noi il danno sarà contenuto ma ci mancheranno tra tutto un 400mila euro su un bilancio di circa 22 milioni. Altrove i danni sono molto più gravi e ci sono atenei, non solo al Sud, dove il rischio è anche molto grande e, dall’anno prossimo, tecnicamente è quello di fallire”.
I finanziamenti all’università vengono ridotti da due anni, con un taglio di 173 milioni nel solo 2024. La legge di Bilancio per il 2025 introduce inoltre rilevanti riduzioni nel bilancio del Ministero dell’Università e della Ricerca, con tagli di 247 milioni di euro nel 2025, di 239 milioni nel 2026 e di 216 milioni nel 2027. All’orizzonte non possono che esserci precarizzazione e fuga di cervelli dall’Italia.
“Le Università sono in ginocchio e le prossime assunzioni non potranno che essere assunzioni precarie perché da una parte c’è lo strangolamento economico dall’altra c’è una riforma del sistema che precarizza – ha sottolineato Orlando Paris, Osservatorio Unistrasi sulla precarietà e Arted -. Questa è la situazione di tanti giovani, tanti ricercatori più o meno giovani. Poi non solo i giovani saranno costretti ad andare all’estero, ci sarà di nuovo la fuga di cervelli e verranno interrotte ricerche importanti in tutti i campi, dal campo medico a quello delle scienze umane”.