In collegamento con “In Diretta” su Siena Tv, che ha incentrato la sua ultima puntata sulla situazione di Mps all’indomani del fallimento del negoziato tra Unicredit e Tesoro, è intervenuto anche Gabriele Corradi, dirigente di lungo corso della banca senese, ex consigliere comunale e candidato sindaco.
“Come una banca può essere profittevole se dal 2017 si parla solo di tagli e di cessione obbligatoria? – si chiede – E’ difficile trovare un compratore, il prezzo lo fa chi compra. Quale cliente di fuori Siena può avere fiducia o quale lavoratore può avere voglia di venire a lavorare qui sentendo tutte queste notizie? Viene meno la fiducia, che è il bene più importante presente nel bilancio della banca. La fiducia in Mps non ce l’ha più nessuno” sostiene.
“Lo Stato, azionista di maggioranza, per poterla vendere, deve impegnarsi prima a rimetterla in carreggiata con un bel piano strategico. Lo Stato in quattro anni non ha fatto nulla. Draghi, che era a capo della Banca d’Italia quando fu comprata Antonveneta, con l’uscita della Merkel ha ora più potere di negoziare. Abbiamo bisogno di qualche anno, lo Stato deve farsi carico della situazione e mettere a capo persone capaci, con un piano di risanamento. Dopo puoi pensare di vendere. Draghi è l’unico che ci può aiutare”
“Nel 2011 quando feci la mozione di indirizzo per chiedere alla Fondazione di non mettere soldi in Mps, e di scendere sotto il 51%, la votarono solo in tre – ricorda – Tutti votarono contro perchè il 51% era invalicabile. Mi preme sottolineare il silenzio in questa città – tiene a dire – nessun corteo, nessuna manifestazione, nessun manifesto. L’anno prossimo saranno 550 anni dalla fondazione della banca, è stata distrutta in 7-8 anni. Se ci avessero toccato il Palio saremmo andati in Piazza del Campo in migliaia”.
“Ad oggi – rimarca Corradi – una delle poche soluzioni è che lo Stato ottenga più tempo, predisponendo un piano di rilancio della banca, mettendo dei manager capaci. Purtroppo temo sia necessario ancora un sacrificio a livello di personale”.