Dopo trentadue anni Giuliana De Angelis, colonna del volontariato senese, ha lasciato l’Auser comunale. Il suo impegno nelle associazioni di volontariato e nella vita cittadina inzia nel 1986 in contrada, poi nel 1991 inizia il suo percorso nella Spi Cgil. In seguito ha fondato (e per anni è stata presidente) il centro Donna chiama Donna e infine è arrivata all’Auser comunale dove ha messo in piedi una marea di attività, come la spesa a casa, i compiti con i bambini, la biblioteca all’ospedale, i soggiorni, la presenza in carcere, il mercatino della solidarietà, l’accoglienza ai migranti, i lavori di pubblica utilità ai soggetti fragili, i libri scritti, il Minimasgalano, il Masgalano, il trasporto sociale, lo studio medico, il coro, la presenza nelle scuole, le borse di studio, il Parco del Rispetto con la prima panchina rossa. Una panchina a cui resta legatissima. “Me la porto ancora dietro questa esperienza fatta con i ragazzi del Marconi e i ragazzi e le ragazze del liceo artistico – racconta durante Sette Giorni -, è stata una cosa meravigliosa vederli lavorare insieme. I ragazzi del Marconi hanno costruito quattro panchine rosse, non solo per l’Asl di Siena ma anche per quello di Sovicille, di Monteriggioni e di Gaiole in Chianti. I ragazzi e le ragazze del liceo artistico hanno fatto una statua, un’opera bellissima”. Ma ci sono anche altri progetti a cui resta legata, come quello per i detenuti che proseguirà nonostante la sua pensione.”Voglio proseguire ad aiutare le persone che svolgono la cosidetta messa alla prova – spiega – un periodo particolare per coloro che per me rientrano nei soggetti fragili, persone che hanno bisogno di aiuto”.
Nella lunga intervista realizzata per Siena Tv (NEL VIDEO) De Angelis ha parlato anche del rapporto con il volontariato e come questo è cambiato negli anni. “Non è facile far sì che si crei fra loro quella partecipazione e quell’unione che personalmente ritengo assolutamente necessaria perché un’associazione possa fare volontariato costruttivo. Il consiglio che ho sempre dato è quella di non dare consigli – spiega -, l’importante è l’ascolto. Tu la persona la devi accogliere e farla parlare. A me piace ascoltare veramente ed è una cosa mi riesce facile e non è assolutamente curiosità. È soltanto un sano interesse ad ascoltare persone che hanno voglia di parlarti. Non è facile trovare chi ti sa ascoltare. Le storie delle persone me le porto dentro ma ci sono alcune, e lo dico in maniera proprio presuntuosa (si commuove, ndr) con cui ho potuto fare la differenza. Io c’ero per loro e loro si sono appoggiati nelle mie spalle”.