Produzione del grano duro ancora giù in Toscana (-15%). Nonostante una stagione “in ripresa” con buone rese nella parte Sud della regione, nei silos finirà una quantità di prodotto lontana dai quasi 2 milioni di quintali raccolti nel 2023. I buoni raccolti dei cerealicoltori di Grosseto, Siena, Arezzo e della costa livornese non riusciranno a compensare i cali produttivi del resto della regione dovuti principalmente alla riduzione delle superfici coltivate causate da un andamento meteorologico per nulla complice con tanta pioggia nel momento della semina tra novembre e dicembre. A tracciare un primo monitoraggio sono Coldiretti Toscana e Consorzio Agrario del Tirreno – Consorzi d’Italia che confermano sostanzialmente le previsioni della vigilia.
L’exploit della passata annata cerealicola con l’aumento delle superfici coltivate (+6%) dopo un lungo periodo di progressive riduzioni, 10 mila ettari in meno in un quinquennio, aveva fatto sperare in un risveglio del granaio regionale anche sulla forte spinta dei contratti di filiera che garantiscono quotazioni sicure agli agricoltori. Ma a tagliare le “gambe” ci si è messo ancora una volta il clima che ha giocato, ancora una volta, un ruolo determinate nei programmi degli agricoltori che hanno dovuto fare i conti anche con costi di produzione schizzati alle stelle.
L’altro elemento che ha creato crepe nella fiducia dei cerealicoltori è l’invasione di prodotto straniero che contribuisce a far crollare il prezzo del grano creando storture lungo le filiere dove un chilo di pasta può arrivare a costare anche due euro al chilogrammo a fronte dei 28/30 centesimi riconosciuti mediamente agli agricoltori in questo momento e via via a salire a seconda della qualità. Da qui – spiega Coldiretti Toscana – la necessità di arrivare, al più presto, ad una etichetta di origine per tutti i prodotti alimentari comunitari e dire basta alla concorrenza sleale introducendo con decisione il principio di reciprocità per fare in modo che tutti i prodotti che entrano nell’Unione rispettino gli stessi standard dal punto di vista ambientale, sanitario e del rispetto delle norme sul lavoro previsti nel mercato interno anche alla luce degli accordi di libero scambio in discussione.
Proprio per far fronte alle oscillazioni dei prezzi di mercato e tutelare gli agricoltori Consorzi Agrari d’Italia ha messo in campo contratti di filiera e future sul grano, oltre ad importanti investimenti in ricerca. Gli accordi, stipulati tra gli agricoltori e Cai garantiscono un premio all’agricoltore che può arrivare – sul grano duro – anche all’8% in più rispetto al prezzo di mercato. Il modello da seguire è quello dell’accordo siglato nel 2019 tra Filiera Agricola Italiana ed il Pastificio Fabianelli di Castiglione Fiorentino (AR) per la produzione di pasta al 100% toscana che assicura agli agricoltori un prezzo minimo garantito che si trova sempre al di sopra dei costi di produzione. E recentemente quello sottoscritto con lo storico Pastificio Chelucci di Pistoia che valorizza il grano Made in Maremma.