Green pass obbligatorio lavoratori Rsa toscane, Cgil-Cisl-Uil: "No ad abusi di potere"

“Si tratterebbe di un abuso di potere, urge un confronto a tutela dei lavoratori e del servizio, affinché si trovino le soluzioni più idonee a evitare disagi e potenziali rischi. Si rischia una vertenzialità diffusa e caotica, la Regione vigili”

Di Redazione | 5 Settembre 2021 alle 15:47

Green pass obbligatorio lavoratori Rsa toscane, Cgil-Cisl-Uil: "No ad abusi di potere"

Comunicato unitario di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl in risposta alla dichiarazione del Coordinamento Gestori Rsa toscane sull’obbligatorietà del Green Pass per i lavoratori delle strutture Rsa:

“Abbiamo appreso dalla stampa regionale dell’intenzione del Coordinamento Gestori delle Rsa toscane di rendere obbligatorio il possesso di green pass per i lavoratori delle Residenze Sanitarie Assistenziali per anziani e disabili, da domani lunedì 6 settembre 2021. La nostra risposta è molto chiara: qualora si verificasse questo tipo di controllo sulle lavoratrici e i lavoratori, quale condizione pregiudiziale per prestare il proprio orario di servizio, saremmo di fronte a un abuso di potere. Se le aziende sanitarie sono in ritardo nel segnalare alle strutture i lavoratori che, pur essendo vincolati a un obbligo vaccinale per legge, non sono ancora in regola con la somministrazione, questo non può consentire ai datori di lavoro di assumere iniziative in merito a un aspetto già ampiamente normato dal Governo, fin nei tempi e nelle modalità di sanzione”.

“Come è noto infatti, il personale sanitario e di interesse sanitario ha l’obbligo di vaccinarsi, secondo quanto disposto dal D.L. n. 44/2021 poi convertito nella L.n. 76/2021. Secondo le previsioni di legge, decorsi i termini previsti, l’azienda sanitaria competente accerta l’inosservanza dell’obbligo vaccinale e ne dà immediata   comunicazione   scritta all’interessato, al datore di lavoro e all’Ordine professionale di appartenenza. Ricevuta la comunicazione il datore di lavoro adibisce il lavoratore, ove possibile, a mansioni, anche inferiori, che non comportino contatti interpersonali o in qualsiasi altra forma, il rischio di diffusione del contagio da Sars-CoV-2. Solo quando l’assegnazione a mansioni diverse non è possibile, per il periodo di sospensione non è dovuta la retribuzione, fino all’assolvimento dell’obbligo vaccinale (e comunque non oltre il 31 dicembre 2021)”.

“E’ a fronte di questi aspetti che come organizzazioni sindacali riteniamo sia importante un confronto a tutela dei lavoratori e del servizio, affinché si trovino le soluzioni più idonee a evitare disagi e potenziali rischi. Appare infatti evidente che la norma comporti già di per sé passaggi di notevole complessità e delicatezza: non vediamo il bisogno di alzate di ingegno utili solo a sollevare un problema tra i gestori e il sistema sanitario, dove in mezzo restano penalizzati i lavoratori e gli ospiti delle strutture. Visti i parametri assistenziali già insufficienti a regime normale. Si rischia infatti una vertenzialità diffusa e caotica che nulla potrà portare al miglioramento di questi servizi. Se questo fosse lo scopo surrettiziamente perseguito, si apra allora subito un confronto tra l’assessorato, le aziende sanitarie, i gestori delle Rsa e i sindacati come abbiamo già fatto in passato per affrontare i passaggi critici che non sono certo mancati in questa pandemia. Inoltre chiediamo alla Regione di vigilare in merito a queste iniziative unilaterali, le quali potrebbero creare disagi ai servizi resi, ed ai lavoratori. Noi non ci prestiamo a favorire questa strategia: siamo pronti come sempre a svolgere la nostra parte a sostegno del settore, ma prima di tutto esigiamo il rispetto per quelle lavoratrici e quei lavoratori che sono già sottoposti per legge a obbligo vaccinale, che hanno portato avanti i servizi con turni massacranti, che si sono ammalati e che hanno contagiato le proprie famiglie”.



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