I sindacati: "Lettere licenziamenti Enoteca, pasqua di passione per i dipendenti"

Di Redazione | 31 Marzo 2018 alle 11:16

I sindacati: "Lettere licenziamenti Enoteca, pasqua di passione per i dipendenti"

“Una vicenda tra inerzia e promesse tradite”

FILCAMS CGIL e FISASCAT CISL Siena ha commentato le lettere di licenziamento arrivate ai 7 dipendenti dell’Enoteca Italiana:

“La lettera di risoluzione del rapporto di lavoro siglata dal liquidatore incaricato, il Rag. Raffaele Susini, è arrivata di Giovedì Santo. Un bell’augurio pasquale per i 6 dipendenti dell’Ente Mostra Vini-Enoteca Italiana, come era stato quello del Natale 2014 per gli altri ex colleghi. Si è arrivati così, dopo anni di crisi conclamata, all’inglorioso epilogo della storia di un Ente pubblico creato nel 1933 per la promozione del vino italiano e della sua cultura, non solo nel nostro Paese ma nel mondo intero”

“Questo accade a Siena, in un territorio ad alta vocazione vinicola: un vero paradosso! Tranquilli, però, tra un po’ di tempo verrà creato altrove un soggetto con ruolo analogo, perché è innegabile l’attualità di quel ruolo. Un ruolo chiaramente sottovalutato o volutamente non capito proprio dalla compagine sociale dell’Ente, in primis i soci che lo hanno voluto e fondato: Comune, Camera di Commercio e Amministrazione provinciale, senza tralasciare la Regione. Non era forse compito dei Soci nominare gli Amministratori e, magari, verificare il loro operato? Che si trattasse della Giunta e del Consiglio di Amministrazione (fino al 2014) e successivamente, con il nuovo Statuto, di un Amministratore unico”

“La crisi dell’Ente-Enoteca è maturata negli anni, ma non è stata di fatto mai affrontata: nessuna strategia organizzativa e programmatica che ne ridefinisse necessariamente la missione, ma anche nessuna gestione della crisi stessa. Anzi, nel 2015 la Regione Toscana vi ha investito a fondo perduto un milione di euro, auspicando un piano di rilancio condiviso dai Soci senesi. Si è visto qualcosa? Oggi a pagare le conseguenze di una sostanziale inerzia gestionale sono rimasti soltanto i dipendenti, 6 in tutto con le loro famiglie, che dalle sedi istituzionali non hanno raccolto che promesse tradite. Beffa e danno dunque. E questo nonostante ripetuti ed estenuanti appelli ai Soci in tutte le sedi. Ai lavoratori rimane la perdita del posto di lavoro ma anche il mancato pagamento degli stipendi di quasi un anno, pagamento legato all’oltremodo incerto esito delle procedure fallimentari, senza dimenticare il mancato versamento di anni di contributi Inps e il mancato accantonamento del Tfr. Si fa finta di niente o si può dare ancora un senso a tutto questo?”



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